Roma, 4 lug. (LaPresse) – Un giro di fatture false per oltre 100 milioni nel commercio di prodotti hi-tech è stato scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Roma nella zona dei Castelli Romani, al termine di indagini dirette e coordinate dalla procura della Repubblica di Velletri. Evasa l’Iva per oltre 15 milioni. Sono stati denunciate dieci persone. Un’organizzazione con base operativa a Frascati, che operava su tutto il territorio nazionale nella distribuzione di prodotti elettronici e telefoni cellulari, aveva costituito numerose società ‘cartiere’ che venivano fittiziamente interposte negli acquisti da Paesi dell’Unione europea, al fine di assumersi l’integrale debito d’imposta e di far maturare all’effettivo acquirente un consistente credito d’Iva, di cui chiedere il rimborso all’erario ovvero da poter compensare con una situazione debitoria d’imposta.

A quanto ricostruito dai finanzieri, successivamente, le ‘cartiere’ – agevolmente gestite dai referenti della frode, anche grazie al ricorso all’archiviazione della contabilità in ‘cloud computing’ – non provvedevano agli obblighi di dichiarazione e versamento dell’Iva, appropriandosi di quest’ultima e permettendo all’organizzazione di praticare prezzi di mercato estremamente competitivi. Le fiamme gialle del gruppo di Frascati hanno ricostruito le movimentazioni finanziarie, che si sono avvalse di canali secondari per la movimentazione dei proventi illeciti (carte prepagate, money transfer, ecc.), individuato i soggetti emittenti ed utilizzatori delle fatture false e definito il ruolo assunto dai vari soggetti, consentendo all’autorità giudiziaria di disporre di un dettagliato quadro probatorio, che ha portato all’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Al termine delle indagini, sono state individuate oltre 40 società coinvolte, a vario titolo, nel sistema fraudolento, mentre dieci sono le persone denunciate all’autorità giudiziaria per reati previsti dalla normativa penale tributaria. Al fine di garantire allo Stato il soddisfacimento del credito vantato con riguardo alle imposte evase, alle pene pecuniarie ed agli interessi maturati, è stata richiesta all’agenzia delle entrate l’applicazione delle misure cautelari amministrative, mentre all’autorità giudiziaria è stato richiesto il sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca, dei beni intestati ad alcune delle società coinvolte.

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