Bologna, 19 giu. (LaPresse) – I carabinieri del Nas di Bologna, nell’ambito di attività di controllo a ristoranti della provincia, hanno sequestrato la bellezza di 300 chili di tartufi di provenienza non chiara e con caratteristiche che facevano sorgere forti dubbi sulla loro genuinità. I prodotti sequestrati sono stati sottoposti alla analisi di laboratorio da parte della facoltà di Agraria, del dipartimento di protezione e valorizzazione agroalimentare- dell’università Alma Mater di Bologna, che ha certificato l’appartenenza alla specie molto comune e di nessun pregio di ‘tuber oligospermum’, una tipologia di tubero di provenienza nord-africana la cui vendita è vietata in Italia.

Le indagini hanno portato all’individuazione di quattro ditte di commercializzazione all’ingrosso di funghi e tartufi, site nelle province di Bologna, Pistoia e Pesaro-Urbino, che utilizzavano anche depositi clandestini. In particolare, è risultato che la ditta toscana importava clandestinamente dal Nord Africa tartufi di nessun valore, per poi venderli alle altre tre aziende che li sottoponevano a lavorazione con l’utilizzo di oli ed aromi sintetici dal caratteristico odore di tartufo. Il prodotto così ottenuto veniva quindi commercializzato, intero o in confezioni sottolio destinate al consumatore, come ‘tartufo bianchetto’, il cui valore di mercato oscilla tra i 180 e i 700 euro al chilo.

Nel corso delle indagini i carabinieri del Nas di Bologna, in collaborazione con i colleghi dei nuclei di Ancona e Firenze, hanno effettuato 8 ispezioni presso esercizi di ristorazione e perquisizioni presso le 4 aziende responsabili della frode, sequestrando oltre 300 chili di falso tartufo, in parte già confezionato e destinato al mercato estero (Brasile). Oltre a porre i sigilli a due depositi clandestini di alimenti del valore complessivo di circa 700mila euro, sono stati denunciati i legali responsabili delle aziende in questione per frode in commercio, vendita di prodotti alimentari non genuini e violazione della normativa quadro sui tartufi, ed elevate sanzioni amministrative per un totale di 13mila euro.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata