Perugia, 13 giu. (LaPresse) – I ros di Perugia hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere nell’ambito di un’operazione contro anarchici del Fai e del Fri: otto di queste sono state notificate in Italia e due all’estero, in Svizzera e Germania. Gli arrestati sono accusati di far parte delle organizzazioni terroristiche e di aver ideato e messo in atto attentati come quelli del 2009 all’Università Bocconi di Milano e al Cie di Gradisca d’Isonzo e quelli del 2011 contro la Deutche Bank di Francoforte, l’ambasciata greca di Parigi e il direttore generale di Equitalia a Roma. Nel corso dell’operazione sono state effettuate oltre 40 perquisizioni in tutto il territorio italiano, nei confronti di ulteriori 24 indagati fra cui sei greci del gruppo Cospirazione delle Cellule di Fuoco già detenuti. Sono infatti stati documentati contatti fra gli arrestati e i membri imprigionati della Cospirazione delle Cellule di Fuoco: una fitta corrispondenza ideologico-programmatica attraverso cui venivano orientate le metodologie e gli obiettivi rivoluzionari.

Ci sarebbe anche un collegamento fra gli arresti eseguiti oggi dai Ros di Perugia nei confronti di dieci anarchici e l’attentato all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, avvenuto il 7 maggio scorso a Genova. Il simbolo presente sulla rivendicazione dell’attentato inviata l’11 maggio alla redazione milanese del Corriere della Sera, infatti, sarebbe lo stesso che secondo le indagini è stato ideato proprio dagli arrestati. Secondo le intercettazioni ambientali e il controllo dei flussi telematici e informatici, infatti, il simbolo sarebbe stato salvato sul computer di Stefano Fosco, uno degli arrestati, come file in formato jpg e denominato ‘Fai italiano’. Il simbolo è lo stesso usato anche nelle rivendicazioni degli attentati del 2011. Nell’ordinanza si legge che “l’evidenza emergente dal raffronto tra i documenti contenenti le rispettive rivendicazioni non necessita di ulteriori commenti e costituisce segno palese di un’allarmante accelerazione del progressivo innalzamento del livello dello scontro”.

Gli arrestati sono Elisa Di Bernardo, 36enne nata a Brescia ma residente a Pisa; Katia Di Stefano, 29enne nata a Firenze ma con domicilio a Roma; Stefano Gabriele Fosco, 49enne nato a Mar del Plata, in Argentina, e residente a Pisa; Paola Francesca Iozzi, 31enne ascolana residente a Perugia; Giulia Marziale, 33enne di Terni; Alessandro Settepani; 25enne residente in provincia di Terni; Sergio Maria Stefani, 30enne residente a Perugia; Giuseppe Lo Turco, 23enne nato a Catania ma con domicilio a Genova. Raggiunti dall’ordinanza ma già in carcere all’estero anche il 60enne Marco Camernisch, detenuto nella prigione svizzera di Lenzburg, e Gabriel Pombo Da Silva, nato a Vigo in Spagna e detenuto nel carcere tedesco di Aachen.

Tra i 10 arrestati Fosco, Pombo da Silva, Camenisch, Di Bernardo, Stefani, Settepani e Di Stefano avrebbero ideato e organizzato la campagna ‘Eat the rich’ culminata negli attentati del 15 dicembre 2009 con l’esplosione di una busta inviata al direttore del Cie di Gradisca d’Isonzo e del 16 dicembre dello stesso anno con il posizionamento e l’esplosione di un ordigno artigianale nel tunnel di collegamento fra due strutture dell’Università Boccono di Milano. Fosco, Pombo da Silva, Camenisch e Di Bernardo sono inoltre considerati gli organizzatori e esecutori di tre attentati del dicembre 2011: il 7 inviarono una busta esplosiva a Josef Ackerman, amministratore delegato della Deutsche Bank, a Francoforte; il 9 mandarono un’altra busta esplosiva a Roma al direttore generale di Equitalia Marco Cuccagna ferendolo gravemente e causandogli l’amputazione di due dita; il 12 inviarono una terza busta all’ambasciatore della Grecia a Parigi. Fosco, Pombo da Silva, Camenisch, Di Bernardo e Lo Turco, inoltre, divulgavano attraverso alcuni blog documenti atti ad istigare “alla commissione di delitti non colposi contro la personalità internazionale ed interna dello Stato, al fine di sovvertirne, attraverso la pratica della violenza, il suo ordinamento politico, economico e sociale”.

Un ruolo fondamentale ce l’avevano internet e i blog. In particolare, si legge nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, emerge “la centralità, funzionale alla stessa esistenza dell’associazione sovversiva in esame, dei ‘blogs’ gestiti da Fosco Stefano Gabriele , in ciò coadiuvato da Di Bernardo Elisa, in particolare, tramite il blog ‘Culmine'”. Anche Lo Turco era attivo in rete poichè “curatore di un blog di ispirazione anarco insurrezionalista, attivo nell’opera di selezione, traduzione da e in lingua straniera dei documenti eversivi veicolati e diffusi tramite la rete internet, in stretto raccordo con i gestori del blog Culmine”. La coppia formata da Fosco e Di Bernardo, con l’ausilio di altri adepti, costituiva il centro propulsore delle azioni e della comunicazione propagandistica Fai, attraverso i siti d’area culmine.noblogs.org, iconoclasta.noblogs.org e parolearmate.noblogs.org dove gli stessi veicolavano i comunicati di rivendicazione, istigando alla commissione di azioni rivoluzionarie e, al tempo stesso, coordinavano ed orientavano l’attività delle varie cellule aderenti alla Fai/Fri in diverse parti del mondo, dall’Italia, alla Grecia, al Messico, al Cile fino all’Indonesia. La loro attività a tempo pieno vedeva la costante traduzione e pubblicazione di comunicati ideologico-strategici. Una sorta di fabbrica insurrezionale a ciclo continuo, operativa anche di notte. Fosco, infatti, non svolgeva alcuna attività lavorativa e trascorreva tutto il suo tempo in queste attività.

Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha telefonato al comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli, per congratularsi per la brillante operazione del Ros che ha portato al fermo di presunti appartenenti alla Federazione anarchica informale (Fai) e al Fronte rivoluzionario internazionale (Fri). “L’operazione di oggi – ha commentato il ministro Cancellieri – rappresenta un’importante affermazione dello Stato contro la minaccia anarco-insurrezionalista ottenuta grazie al prezioso lavoro investigativo delle Forze dell’ordine e della Magistratura”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata