Medolla (Modena), 30 mag. (LaPresse) – “La casa viene giù, non possiamo rientrare”. Porta una cassa d’acqua il signor Franco verso la tenda che ha montato in giardino. Una familiare, da otto posti. Intorno, un tavolino da campeggio, i bambini, i suoceri. A Medolla il giorno dopo il nuovo terremoto è una giornata di sole estivo, 35 gradi, e all’ora di pranzo ognuno si organizza come può.
Sono molti quelli che hanno montato la tenda in giardino, il paese è piccolo e la maggior parte delle case è bifamiliare. Si cerca riparo dal sole sotto gli alberi, visto che in casa non si può rientrare. Ma non ci sono molte persone, in gran parte sono andate via. “Noi siamo dai miei genitori a Limidi”, piccolo paese a una ventina di chilometri da Medolla, spiega un residente. “Qui abbiamo – racconta – l’appartamento sopra e l’officina sotto, ripariamo macchine agricole”. Mostra l’edificio su due piani, con una evidente crepa lungo la fiancata. “Si era formata domenica 20, col primo terremoto – spiega – ed era già venuta la protezione civile a verificare i danni. Ci avevano dato l’agibilità per l’officina, avevamo già iniziato a risistemare, ma ora non ci fidiamo più. Abbiamo chiesto un nuovo appuntamento. Prima pensavo che bastasse una ristrutturazione attenta, che non fosse solo una ruffianeria, ma ora non lo so più”.
I pochi condomini hanno tutte le tapparelle abbassate e sono delimitati da nastri rossi e bianchi. Nella piazza centrale di Medolla sono montate le tende della protezione civile, accanto ai mezzi dei vigili del fuoco.
Per strada c’è traffico, molti sono in giro per farsi un’idea dei danni. “Noi non stiamo lavorando – racconta Gianni, un elettricista sulla cinquantina che scende da un furgone -. Siamo di Finale Emilia, siamo venuti a vedere com’è la situazione. Anche da noi ci sono stati tanti danni. Ma adesso chi ha un mutuo che fa? Continua a pagare anche se la casa non c’è più?”.
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