Torino, 16 mag. (LaPresse) – Dietro la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, “c’è la mano di chi, prigioniero del proprio autismo più che delle indubbie coercizioni della società contemporanea, ha creduto con questo gesto di poter insegnare qualcosa ai movimenti e ai militanti che agiscono nelle lotte”. E’ quanto scrive il centro sociale Askatasuna di Torino, considerato appartenente all’ala dura del movimento antagonista italiano, in un editoriale di Infoaut.org, sito di informazione curato dai suoi attivisti, attaccando duramente la Federazione anarchica informale (Fai) che ha rivendicato l’attentato. “Non agli altri – prosegue il testo – si badi: della società multiforme e complessa, meraviglioso bacino di insorgenza delle lotte, unica possibile fonte del cambiamento, nulla interessa alla Fai”. Per la Fai, è l’accusa dell’Askatasuna, “il ‘consenso’ e i ‘cori in mezzo ai cortei’ sono cose da poveracci, perdite di tempo: molto più sensato è il bel gesto ‘nichilista’, l’illuminazione che viene da chi ha avuto il colpo di genio di comprendere ciò che nessuno aveva compreso. Impostazione quanto mai ideologica, e presuntuosa, intrisa di quell’individualismo esasperato e venato di narcisismo che vede, con la tipica declinazione di una dottrina astratta, semplici casi di ‘alienazione’ (politica? mentale, forse?) nelle altre forme di protesta”.
L’Askatasuna sottolinea di non credere a chi ha ipotizzato una falsa rivendicazione. Dietro l’azione contro Adinolfi, spiega, non c’è “una ‘mano occulta’, magari legata genericamente ‘allo Stato’ o ‘ai servizi’. Tutt’altro”. E “se insistiamo sul concetto di autonomia – continuano i militanti – fino a scriverne il nome sulle nostre bandiere, è perché desideriamo abbastanza la distruzione dell’ordine esistente delle cose da porci effettivamente, e senza simulazioni, il problema della sua realizzazione”. Al contrario, concludono, “là dove regna l’autismo non si pone, in primo luogo, il problema della vittoria”.
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