New York (New York, Usa), 11 mag. (LaPresse/AP) – Horst Faas, il leggendario fotografo di guerra noto soprattutto per il suo lavoro in Vietnam, è morto ieri a Monaco di Baviera all’età di 79 anni. Di origini tedesche, Faas iniziò a lavorare per Associated Press nel 1956, fotografando guerre e rivoluzioni, ma anche Olimpiadi e altri eventi. Due volte premio Pulitzer, ha seguito conflitti in Laos, Congo e Algeria. Nel 1962 divenne capo dell’ufficio di AP a Saigon, dove non soltanto si distinse per le foto degli orrori della guerra, ma anche per aver reclutato e formato giovani fotografi vietnamiti.

Nato nel 1933 a Berlino, Faas crebbe durante la seconda guerra mondiale e come tutti i giovani tedeschi fu costretto a far parte della Gioventù hitleriana. Alla fine della guerra la famiglia fuggì al nord e due anni dopo si spostò a Monaco, in Germania dell’ovest. All’età di 15 anni divenne batterista di un gruppo jazz, GI. Nel 1960 iniziò la sua carriera di fotografo di guerra e fu inviato da AP prima in Congo e poi in Algeria. Infine nel 1962 si recò in Vietnam. “Non conosco nessuno chi avesse lavorato più duramente, affrontato più pericoli e dimostrato maggiore devozione al lavoro e ai colleghi”, ha commentato un suo collega di Saigon, David Halberstam, all’epoca corrispondente del New York Times. “Lo considero – ha aggiunto – niente meno di un genio”.

Per le foto scattate in Vietnam ricevette il Robert Capa Award dell’Overseas Press Club e il suo primo premio Pulitzer nel 1965. Accettando il riconoscimento a New York spiegò che la sua missione era quella di “registrare le sofferenze, le emozioni e i sacrifici sia degli americani che dei vietnamiti in questo piccolo e distante Paese macchiato di sangue”. Il 6 dicembre del 1967 rimase ferito alle gambe da un razzo a Bu Dop, nel Vietnam del Sud. Costretto alle stampelle non poté seguire l’offensiva del Tet nel 1968, ma continuò a dirigere le operazioni di AP dall’ufficio di Saigon. Perfezionista ed esigente, era anche noto per aiuto offerto più volte a colleghi e altre persone bisognose. Esperto in storia e cultura dell’Asia, raccolse un’impressionante collezione di porcellane cinesi del periodo Ming, bronzi e altre opere.

Lasciò Saigon nel 1970 per diventare il capo fotografo di AP per l’Asia, con sede a Singapore. Nel 1972 seguì i Giochi olimipici di Monaco, dove scattò una foto a un terrorista palestinese con il volto coperto sul balcone dell’edificio in cui erano detenuti atleti israeliani. Nello stesso anno vinse, insieme a Michel Laurent, il secondo premio Pulitzer per le foto di torture ed esecuzioni in Bangladesh. Nel 1976 si spostò a Londra, dove continuò a lavorare per AP fino al 2004. Fu il co-redattore di ‘Requiem’, un libro del 1997 sui fotografi uccisi da entrambe le parti della guerra in Vietnam. Aiutò, inoltre, a organizzare incontri di giornalisti che lavoravano a Saigon durante la guerra. Si ammalò a maggio del 2005: rimase paralizzato dalla vita in giù a causa di un’emorragia causata da farmaci che diluiscono il sangue. Anche se costretto a una sedia a rotelle ha continuato a viaggiare e visitare mostre di fotografie e ha collaborato alla pubblicazione di due libri in francese, uno dei quali sulla sua carriera. Lo stato della sua salute peggiorò a fine del 2008 e a febbraio scorso era stato ricoverato per problemi alla pelle e ha subito un’intervento allo stomaco.

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