Roma, 4 mag. (LaPresse) – E’ polemica tra l’Agesci (Associazione guide e scouts cattolici italiani) e le associazioni Glbt dopo la pubblicazione degli atti di un seminario organizzato dagli scout sull’omosessualità. All’incontro, che si è tenuto a Roma il 12 novembre scorso, hanno partecipato padre Francesco Compagnoni, docente di teologia morale alla Pontificia Università S. Tommaso di Roma, lo psicologo e psicoterapeuta Dario Contardo Seghi e la collega Manuela Tomisich. “Le persone omosessuali adulte – si legge nell’intervento fatto da padre Francesco Compagnoni e pubblicato sul sito dell’Agesci – nel ruolo di educatore (quindi per noi i capi che hanno una tendenza omosessuale profondamente radicata o forse predominante) costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo. Il capo è il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell’effetto educativo, dipende dalla esemplarità anche inconscia che proviene dall’adulto. Inoltre diciamo che il capo omosessuale ha un vantaggio rispetto agli altri capi: in linea generale ha tendenze artistiche, è molto sensibile, è dotato per le relazioni personali. Spesso una persona omosessuale nei rapporti affettivi ha un vantaggio rispetto agli altri capi che faticano a comunicare con i ragazzi. Quindi l’Agesci ha ragione di interrogarsi intorno a questo aspetto che è indubbiamente un problema serio. Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l’omosessualità, o che la presentano come una possibilità positiva dell’orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo”.
“Mi sembra che i problemi siano due – ha aggiunto Compagnoni – uno è il caso del capo omosessuale che però non lo dà a vedere e un caso diverso è il capo che è omosessuale e che lo manifesta apertamente. Sono due situazioni diverse, soprattutto perché i ragazzi e le ragazze dato il loro stadio di sviluppo affettivo non sono in grado di valutare il problema con un certo distacco. Problema che è difficile anche per qualsiasi adulto: figuriamoci per uno che sta attraversando le tempeste ormonali dell’età. Nel quadro dell’educazione con metodo scout (e non in un quadro solo teorico) è necessario affrontare il problema della sessualità con i ragazzi e con le ragazze, ma ciò non deve essere fatto solo da un capo omosessuale e inoltre deve essere chiaramente sottolineato che non tutte le posizioni al riguardo hanno la stessa dignità morale. Questo è un punto importante nella nostra società che è per definizione ‘tollerante’. Ma la tolleranza non vuol dire che tutti i comportamenti abbiano uguale dignità umana e abbiano lo stesso valore morale”.
Proprio queste parole hanno scatenato la reazione di Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay. “Sono colpito dalla monolitica categoricità delle linee guida degli scout cattolici in materia di omosessualità – afferma Patanè – la natura, l’identità e la dignità delle persone viene piegata da Agesci ad un approccio parziale e inevitabilmente ideologico che a mio avviso intacca profondamente quella stessa cultura del rispetto, della solidarietà e della giustizia di cui il movimento scout dovrebbe essere portatore. Il passo che separa la mancanza di conoscenza e comprensione della natura delle persone omosessuali dal disprezzo verso le persone in ragione della loro omosessualità è davvero molto breve. Qual’è dunque il motivo per cui si vuole ancora una volta, e senza alcuna evidenza scientifica, patologizzare l’identità di gay e lesbiche per comprimerne la dignità? Propongo – conclude il presidente dell’Arcigay – all’Agesci un franco e aperto confronto pubblico su questi temi. La paura dell’altro non è un buon viatico verso la strada del rispetto”.
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