Roma, 27 apr. (LaPresse) – Grande attesa per la sentenza d’appello sul delitto di via Poma in cui la giovane Simonetta Cesaroni è stata uccisa il 7 agosto del 1990, nella capitale. I giudici della Corte d’Appello di Roma davanti ai quali si sta celebrando il processo, si sono riuniti in Camera di consiglio. Lucio D’Adria, che presiede la corte, ha annunciato che “la sentenza verrà pronunciata dopo le 13,30”.

Raniero Busco ha atteso la decisione dei magistrati tra amici e parenti. L’uomo condannato in primo grado a 24 anni per aver ucciso la Cesaroni il 7 agosto del 1990 in via Poma a Roma, è accompagnato dall’inseparabile moglie, Roberta Milletarì, da suo fratello Paolo e da decine di amici e conoscenti che in tutte le udienze lo hanno sorretto e confortato. Ressa di fotografi, cameraman e giornalisti nel palazzo della corte d’Appello di Roma dove, dopo le 13,30, la corte presieduta da Lucio D’Andria, emetterà la sentenza. Il procuratore generale Alberto Cozzella, nella sua requisitoria, aveva chiesto la conferma della sentenza di condanna di primo grado o in subordine la riapertura della fase istruttoria con una nuova perizia. Il punto del contendere è stato infatti la superperizia, svolta dai consulenti della corte. Nel mirino del pg le conclusioni dell’anatomopatologo Corrado Cipolla D’Abruzzo dell’università di Chieti, secondo cui la ferita sul seno di Simonetta, una delle prove chiave d’accusa del primo grado, non è un morso. Sulla stessa linea gli avvocati di parte civile. I difensori di Busco, Franco Coppi e Paolo Loria, hanno invece sollecitato la piena assoluzione, sostenendo che “l’assassino è altrove e non è Raniero”.

Prima di ritirarsi in camera di consiglio, hanno parlato il sostituto procuratore generale, Alberto Cozzella, le parti civili e gli avvocati della difesa che hanno preso la parola per alcune repliche. Oggetto delle repliche, ancora una volta, i risultati della perizia d’ufficio (soprattutto sul dna e sulle tracce di sangue) e il movente dell’omicidio.á L’avvocato Massimo Lauro, legale della famiglia Cesaroni, ha invitato la corte, in caso di persistenza di dubbi e perplessità, a disporre, eventualmente, una seconda perizia. Secca la replica dell’avvocatodella difesa, Franco Coppi: “Ma sì, facciamone una seconda oppure una terza ancora. Ma nessuno pensa a questo povero disgraziato – riferendosi a Raniero Busco – che da mesi aspetta il riconoscimento della propria innocenza?”.

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