Roma, 27 apr. (LaPresse) – Cinque anni di attesa, 31 udienze in due gradi di giudizio, una perizia super partes: per i giudici della corte d’Assise d’appello di Roma, Raniero Busco non è l’assasino di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto 1990 con 29 coltellate in via Poma, a Roma. L’ex fidanzato della vittima si è ritrovato coinvolto nell’inchiesta diciassette anni dopo il delitto: una perizia sul corpetto della ragazza aveva infatti rilevato tracce del suo dna. La storia giudiziaria di Busco inizia nel 2007: quattro anni dopo, il 26 gennaio 2011, la terza corte d’Assise lo condanna a 24 anni di reclusione. Nel processo d’appello, una super perizia, voluta dalla corte, ribalta le prove a cariche dell’imputato e lo scagiona per non aver commesso il fatto. Oggi, nel tribunale di piazzale Clodio, è stato il giorno dell’attesa. Giacca grigia, camicia bianca e pantaloni neri, Busco si è presentato alle 8 in compagnia della moglie, Roberta Milletarì, e del fratello Paolo. Seduti tra i banchi della difesa, dietro Busco, gli amici di sempre. Dopo le repliche e le controrepliche di accusa, parte civile e difesa, la corte si è riunita in camera di consiglio alle 11. Due ore e mezza d’attesa, che l’ex fidanzato di Simonetta ha trascorso al bar del tribunale, protetto dai familiari dall’assalto di fotografi e giornalisti. Alle 13.30 Busco rientra in aula: la corte fa il suo ingresso per pronunciare la sentenza e l’imputato stringe la mano della moglie, da un lato, e del fratello dall’altra. Affianco a loro gli avvocati difensori, Franco Coppi e Paolo Loria. Quando il presidente della corte, Lucio D’Andria, cita l’articolo 530 del codice di procedura penale (assoluzione per non aver commesso il fatto, ndr), la moglie di Busco stringe più forte la mano di Raniero, che però rimane ancora impassibile. Pochi secondi dopo, la frase “assolve Raniero Busco dal reato ascrittogli per non aver commesso il fatto”, l’imputato scoppia in lacrime. Poi l’abbraccio con la moglie e il fratello e quello con gli avvocati. In aula esplodono urla di gioia e applausi scroscianti: “Giustizia è stata fatta”, “Forza Raniero”. Cameramen, fotografi e giornalisti cercano di strappare una prima dichiarazione, ma Busco e i familiari guadagnano il corridoio e si rifugiano in uno sgabuzzino. Gli amici, fuori piangono. Busco è un uomo libero, il delitto di via Poma ancora irrisolto.
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