Roma, 23 apr. (LaPresse) – “Su 1.500 persone partecipanti all’iniziativa ‘Benvenuti in Palestina’, circa un centinaio sono atterrate in Israele e solo 25 sono arrivate in Cisgiordania. Allo Stato d’Israele è permesso di intervenire in questo modo sulle compagnie aeree e trattare così i cittadini della Ue, nel silenzio dei rispettivi governi”. E’ la denuncia contenuta in una lettera aperta inviata da associazioni di solidarietà con la Palestina, professori universitari e attivisti, al ministro degli Esteri Giulio Terzi. La missiva si riferisce alla Flytilla, una iniziativa internazionale organizzata il 15 aprile dal gruppo ‘Welcome to Palestine’ per denunciare l’occupazione israeliana dei territori palestinesi e portare aiuto agli abitanti dell’area, nell’ambito della quale erano attesi a Tel Aviv manifestanti da ogni parte del mondo. Obiettivo dichiarato era arrivare a Betlemme, dove portavano aiuti per una scuola. La maggior parte degli attivisti sono stati bloccati già negli aeroporti di partenza, sulla base di una lista nera di persone non gradite distribuita alle compagnie aeree dalle autorità israeliane. Centinaia di persone sono state bloccate negli aeroporti di Londra, Roma, Parigi, Ginevra, Nizza, Vienna, Bruxelles e di altre città, da Lufthansa, Alitalia, British Airways, Air France, EasyJet e altre compagnie.

“Ha ragione – si legge nella lettera – lo scrittore ed intellettuale tedesco, Gunter Grass, quando denuncia l’ipocrisia dell’Occidente che ignora l’armamento nucleare israeliano e le minacce di un attacco all’Iran che si leggono quasi tutti i giorni sui giornali e con la stessa ipocrisia ignora, come se fosse un fatto normale, anche la condizione di apartheid in Israele dei Palestinesi, l’assedio di Gaza, l’isolamento e la vita quotidiana dei palestinesi della Cisgiordania e Gerusalemme-Est sotto occupazione. Con check-point, perquisizioni notturne, nessuna libertà di movimento, aggressioni dell’esercito alle proteste pacifiche contro il Muro a B’ilin o N’ilin con ferimenti e talvolta c’è il morto, l’aggressione degli studenti da parte di coloni, gli arresti amministrativi illegali, senza imputazioni e senza processi contro cui hanno attuato lo sciopero della fame Kader Adnan per 66 giorni, Hana Shalabi per 43 ed ora sono circa 2.300 i prigionieri palestinesi che lo stanno attuando”.

“Una colonizzazione continua – prosegue il testo – che costruisce migliaia di alloggi illegali su terreni palestinesi, abbattendo le loro case, con abusi e violenze inaccettabili, che ogni proprietario di Pc può constatare guardando i siti israelo-palestinesi ed internazionali che trattano la questione israelo-palestinese”. Nella lettera gli attivisti chiedono al governo italiano di “intervenire per una giusta pace”.

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