Torino, 8 apr. (LaPresse) – “La speranza, che nasce dal Cristo risorto, non è come quelle umane, che spesso falliscono o deludono. Pensiamo all’amore che unisce le persone. Quando diciamo ‘ti amo’ vorremmo che questo sentimento così forte durasse per sempre, oppure quando siamo felici per qualche situazione di vita, desidereremmo che questa felicità durasse più a lungo possibile. Purtroppo non è così, perché la vita si incarica di metterci davanti a prove e difficoltà di ogni genere, che sembrano distruggere o infrangere queste speranze”. Sono le parole dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia durante l’omelia del giorno di Pasqua presso il Duomo di Torino. “C’è bisogno di una speranza – ha proseguito Nosiglia – che vada oltre e che sia assoluta e definitiva. Solo in Cristo risorto la troviamo; solo lui ha vinto anche la morte e chi crede ha la sicurezza che l’amore, la vita, la felicità, tutto potrà durare per sempre”. “Questo è il Vangelo – ha ancora spiegato l’arcivescovo Nosiglia – la buona notizia, che nasce dalla risurrezione del Signore e che dobbiamo testimoniare a tutti con la nostra vita. Vivere da risorti significa non scoraggiarci mai, perché il male può essere vinto, ogni forma di ingiustizia e di violenza superata, la stessa sofferenza diventare via di salvezza, come è stata quella di Gesù”.

“Tocca a ciascun cristiano, piccolo, giovane o adulto, fare lo stesso – ha aggiunto ancora Nosiglia -: vedere e credere sulla base della testimonianza della Chiesa per diventare testimone credibile della Pasqua del Signore. E’ questo l’impegno del diventare cristiani, che, ad ogni età della vita, si pone al credente. Mai possiamo dirci cristiani fino in fondo. Abbiamo bisogno di vedere e credere con maggiore convinzione e sincerità, perchè, anche per un credente, la comprensione della Scrittura e l’accoglienza della testimonianza degli apostoli, che ci rivela la risurrezione del Signore, restano un punto di arrivo permanente verso cui tendere con la mente, il cuore e la vita”.

Nel corso della sua omelia, Nosiglia ha poi detto: “Oggi ci sono tanti sepolcri, che vengono costruiti per seppellirvi, per sempre, Gesù: sono la potenza del denaro, la frenesia del sesso, la via dell’inganno e della falsità, il fascino della scienza, la forza delle armi. Potentati forti, che sembrano invincibili, ma che nulla possono contro il Dio della vita, dell’amore e della pace, perché egli rovescia ogni realtà terrena e compie cose nuove e sorprendenti”. “Non dobbiamo aver timore, come credenti, di affrontare questi messaggi – ha detto ancora l’arcivescovo – questi ambienti e queste situazioni, perché in essi non c’è vita, ma morte, non c’è speranza di risurrezione, ma solo disperazione, noia, indifferenza, non senso della vita. Gesù vive altrove ed incontra l’uomo là dove ci sono la vita e l’amore puro, bello, vero, affascinante e faticoso insieme; dove ci sono persone che lottano per la giustizia, rinunciano ai beni materiali per il bene sommo, che è Dio, sanno essere puri di cuore e misericordiosi, sanno perdonare e vincere il male con il bene, operano per la pace e cambiano così la loro vita e quella degli altri”.

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