Roma, 28 mar. (LaPresse) – La guardia di finanza di Roma ha sequestrato beni per oltre un miliardo e 100 milioni di euro alla famiglia Gheddafi su richiesta del tribunale penale internazionale dell’Aia. Fra gli assets patrimoniali sequestrati figurano partecipazioni azionarie in Unicredit, Eni, Finmeccanica, Fiat, Fiat Industrial, Juventus, nonché un immobile a Roma, 150 ettari di bosco nell’isola di Pantelleria (Trapani) e due motoveicoli, fra cui una Harley Davidson.

Nel dettaglio a essere sequestrate sono state quote dello 0,58% di Unicredit ed Eni, per un valore complessivo di 410 milioni di euro. Poi il 2% di Finmeccanica, che vale 40 milioni circa, l’1,5% della Juve, per un valore di 16 milioni di euro, lo 0,33% di Fiat Spa e Fiat Industrial, del valore rispettivamente di 19 e 34 milioni. Le quote erano nel portafoglio di due i fondi libici sovrani riconducibili alla famiglia Gheddafi. Si tratta di Lia, Libyan Investment Authority, eáLafico, Libyan Arab Foreign Investment Company.

I provvedimenti sono stati eseguiti dai militari del nucleo di polizia tributaria di Roma sulla scorta dei decreti emessi dalla corte d’appello capitolina nel contesto di una rogatoria internazionale emanata dal tribunale penale internazionale dell’Aia nell’ambito del procedimento per crimini contro l’umanità nei confronti di Gheddafi, del figlio Saif Al Islam e del capo dei servizi segreti Abdullah Al Senussi.

Le indagini patrimoniali delle fiamme gialle di via dell’Olmata hanno consentito di individuare due società di finanziamento attraverso le quali gli esponenti del passato regime libico avevano nel tempo effettuato investimenti nel nostro Paese. La rogatoria della corte penale internazionale, emanata nell’ambito del procedimento per crimini contro l’umanità avviato nei confronti del defunto leader libico e di esponenti del passato regime, ha il fine di cautelare il patrimonio degli imputati, che dovrà garantire forme di risarcimento per le vittime del regime di Gheddafi.

L’iniziativa si inserisce in un più ampio contesto delineato da due decisioni del consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e da due regolamenti del Consiglio dell’Unione europea “in forza dei quali – spiegano le fiamme gialle – i predetti organismi, in relazione al precipitare della situazione in Libia, avevano richiesto alla comunità internazionale il congelamento di tutti i fondi e delle risorse economiche appartenenti, possedute, detenute o controllate da Gheddafi o da soggetti a lui riconducibili”.

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