Roma, 27 mar. (LaPresse) – Non si tratta di un morso, l’orario del decesso non è quello stabilito fino ad ora e sul corpetto ci sono più tracce di dna. Questi i risultati chiave della perizia super partes sul delitto di via Poma, che i tre esperti hanno illustrato davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma presieduta da Paolo D’Andria e dal giudice a latere Giancarlo De Cataldo. I tre esperti chiamati a relazionare sulla perizia super partes sono Corrado Cipolla d’Abruzzo, dell’Università di Chieti, Carlo Previderè, dell’Università di Pavia e il genetista forense Paolo Fattorini, professore e medico legale presso l’Università di Trieste. Non è l’impronta di un morso quella sul seno di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto del 1990 e per la cui morte è stato condannato in primo grado l’ex fidanzato, Raniero Busco. Per gli esperti, insomma, “potrebbe essere di tutto”.Sulla centrale questione del morso, l’avvocato Franco Coppi, difensore di Busco, ha evidenziato come lo stesso consulente della Procura nel processo di primo grado, Emilio Nuzzolese, odontoiatra forense, avesse parlato di “ipotesi e non di certezza”.

Nessuna certezza neppure sull’orario del delitto. Se in primo grado si riteneva fondatamente che l’orario del decesso potesse collocarsi “dopo le 17.15-17.30 e prima delle 18-18.30” del 7 agosto del 1990, adesso per i due genetisti e per il medico legale, potrebbe essere stata assassinata “tra le 18 e le 19 circa, con qualche piccola variazione adattata sulla scorta degli elementi circostanziali”. Inoltre, l’ultimo dato, non per importanza: “le tracce biologiche individuate sul corpetto di Simonetta identificano con certezza la presenza di almeno tre soggetti maschili”. La seconda udienza d’Appello per il processo di via Poma si è conclusa insomma con un contraddittorio tra la difesa e i superperiti. Gli esperti del tribunale, al termine della giornata, hanno riferito di aver lavorato solo sulle carte, senza esaminare di nuovo i reperti, in quanto sugli stessi non vi erano tracce ritenute utilizzabili per comparazioni. Il processo è stato aggiornato al 23 aprile prossimo per la requisitoria del procuratore Alberto Cozzella, il 26 e il 27 successivi la parola passerà alle parti civili e alla difesa.

L’avvocato Franco Coppi, difensore di Raniero Busco, al termine dell’udienza, ha commentato dicendo: “Quanto affermato nell’udienza di oggi per noi è soddisfacente. Il sistema giudiziario italiano, da noi tanto criticato, prevede la possibilità che il giudizio di primo grado possa risultare erroneo e che venga corretto in appello. I periti si sono dimostrati di alto livello scientifico, hanno fatto chiarezza su alcuni punti fondamentali”.

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