Venezia, 27 mar. (LaPresse) – La polizia di Venezia sta dando esecuzione a diversi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e perquisizioni domiciliari nei confronti di cittadini turchi di etnia curda accusati di concorso nel tentativo di estorsione e di lesioni gravi, commesse con l’aggravante della finalità di terrorismo. L’operazione è condotta dalla digos di Venezia con il concorso degli omologhi uffici di Roma, Modena, Padova, Udine e Pesaro. L’indagine ha preso le mosse da un grave episodio di violenza, perpetrato mesi addietro e sfociato nel pestaggio di un cittadino turco titolare di una rivendita di kebab della provincia di Venezia. Gli approfondimenti hanno immediatamente consentito di mettere in luce la matrice politica della vicenda e di inquadrarla in una più vasta attività estorsiva messa in pratica da un’articolazione operativa del Pkk (Partito dei Lavoratori Curdi, ndr), incaricata dell’esazione di una sorta di ‘tassa rivoluzionaria’ ai danni di stranieri di etnia curda che vivono in Italia.
L’operazione ha portato all’arresto di 5 cittadini turchi di etnia curda e all’esecuzione di 8 perquisizioni personali e segue quella condotta a Terni lo scorso 21 febbraio, quando si è giunti allo smantellamento di una rete di supporto logistico dell’organizzazione terroristica turco-curda Hezbollah con l’arresto di 9 persone implicate nell’agevolazione dell’immigrazione clandestina servendosi di una rete di doner kebab. Già nel febbraio del 2010 la digos di Venezia aveva portato a termine un’importante operazione di polizia (denominata Dugun) in direzione del Pkk quando era stata disarticolata la struttura italiana del Pkk dedita reclutamento, indottrinamento e addestramento di giovani turchi da inviare a combattere, con l’operazione odierna gli investigatori veneti hanno inciso. Oggi per la prima volta viene invece colpita la raccolta fondi destinati all’organizzazione. Solo negli ultimi mesi, l’azione terroristica del Pkk ha causato la morte di decine di persone tra civili, militari ed appartenenti alle forze dell’ordine, come nell’attentato dello scorso 18 marzo che ha causato l’uccisione di 5 soldati.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata