Milano, 27 mar. (LaPresse) – Un lungo applauso ha accolto il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, al suo arrivo a Palazzo Marino dove il magistrato ha partecipato ad un convegno dal titolo “La legalità difficile”. Il comune di Milano, preso di mira nel primo pomeriggio da una ventina di militanti No Tav del centro sociale Cantiere, era presidiato da un cordone di forze dell’ordine. Dopo due ore di occupazione del cortile del Comune e della sala Alessi, dove si doveva svolgere il dibattito, gli antagonisti che volevano fa saltare l’incontro con Caselli sono stati allontanati di peso dalla polizia. Durante le operazioni di sgombero ci sono stati attimi di tensione e un vigilie si è ferito una mano. Tutt’altra atmosfera ha accolto Caselli, al suo arrivo in Comune, poco dopo le 18.
La sala Alessi, gremita, ha accolto il magistrato con un’applauso. Dimostrazione, secondo Caselli, che “la democrazia” ha la meglio “su chi vuole impedire l’esercizio delle libertà individuali”. Il magistrato non ha risparmiato le critiche nei confronti dei manifestanti che, ha detto, spesso utilizzando la protesta No Tav cercano solo “un pretesto per esercitare la violenza” approfittando del silenzio, del balbettio o “dei distinguo speciosi” che provengono dalla società civile e che non fanno che alimentare “la pratica della violenza verbale e fisica” degli estremisti. I giovani antagonisti che oggi hanno occupato Palazzo Marino si sono scagliati in particolare contro l’Anpi e contro il suo presidente Carlo Smuraglia, tra i partecipanti alla tavola rotonda di questa sera insieme a Umberto Ambrosoli, Sandra Bonsanti e al presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo.
L’Anpi, secondo i manifestanti, si sarebbe macchiata della colpa di non appoggiare “i partigiani di oggi” che resistono contro la Tav. Per Caselli queste posizioni sono “un’appropriazione indebita della guerra partigiana, un ottimo servizio reso al peggior revisionismo” oltre a “un abuso dei valori della resistenza”. Caselli ha anche ricordato le molte scritte apparse sui muri di Torino, Milano, Genova e altre città italiane, cariche di “violenza e forza intimidatoria”: molte le accuse tra cui quella di essere “mafioso”. Un epiteto che il magitrato rimanda al mittente e definisce “al di là del bene e del male”. Caselli ricorda infatti la sua carriera contro la mafia e i 7 anni trascorsi alla guida della procura di Palermo. “Una scelta – ha aggiunto Caselli – che ho fatto volontariamente e che ha procurato alla mia famiglia non pochi fastidi, per così dire”. Si tratta quindi di “menzogne per le menzogne, fatte solo per infangare”, aggiunge il magistrato che nel suo intervento ha anche ricordato con la magistratura sia stata in questi anni costatntemente sotto attacco da parte della politica, tema al centro dell’ultimo libro del magistrato, dal titolo ‘Assalto alla giustizia’.
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