Torino, 22 mar. (LaPresse) – Alberto Musy, il capogruppo dell’Udc al Comune di Torino rimasto ferito in un agguato ieri mattina, è ancora in coma farmacologico, resta “stabile e grave ed è in pericolo di vita. Non escludiamo alcuna evoluzione”. Lo ha confermato il responsabile della neurorianimazione dell’ospedale Molinette di Torino, Mario Illengo, durante una conferenza stampa. Il bollettino medico emesso dall’ospedale Molinette alle 12 e 30 di oggi spiega che il paziente è “ancora in coma farmacologico”. “A seguito dell’intervento neurochirurgico – cita il bollettino – di svuotamento dell’ematoma e della rimozione chirurgica di un proiettile ritenuto, effettuato ieri, il paziente è stato trasportato nella Neurorianimazione. Dal suo arrivo, mercoledì alle 19, le condizioni neurologiche permangono stabili nella loro gravità, confermata dagli accertamenti strumentali: Tac, Tac spirale, eseguiti nella mattinata odierna”. “Si prosegue – spiegano i medici – nella stabilizzazione dei parametri vitali cardiorespiratori che al momento mantengono valori normali grazie al supporto farmacologico per il circolo e alla ventilazione meccanica”. “E’ aleatoria – precisa il dottor Illengo – qualsiasi ipotesi sulla prognosi, che resta riservata. L’evoluzione del quadro richiede alcuni giorni per fare ipotesi più precise”.

Intanto si intensifica la pista professionale nelle indagini sull’agguato. Si indaga, in particolare, su due sospettati. Il primo è un uomo con cui l’avvocato torinese aveva un rapporto di collaborazione relativo a una consulenza finanziaria. Il secondo invece sarebbe rimasto coinvolto in una storia fallimentare che riguarda una società e avrebbe motivi di rivalsa personale nei confronti di Musy. Il primo sospettato però, forse ha un alibi: non sarebbe stato a Torino il giorno dell’agguato. Gli inquirenti stanno interrogando decine e decine di persone. Dalle indagini condotte dalla squadra mobile della questura di Torino in collaborazione con la Digos, è emerso per ora un dettaglio importante: l’aggressore di Musy non lo ha seguito nel tragitto che il politico ha percorso dalla scuola delle figlie alla propria abitazione di via Barbaroux 35, intorno alle 8 di ieri mattina. L’uomo, che indossava un casco integrale e un soprabito, è stato visto arrivare a piedi da corso Palestro, fino in via Barbaroux 35, poco prima delle 8. Il videocitofono del palazzo lo ha immortalato mentre si è fatto aprire il portone da un vicino di casa. Musy ha fatto rientro a casa pochi minuti dopo, ma arrivando da un’altra strada. Dopo avergli sparato nel cortile, l’aggressore è stato visto camminare, sempre con il pacco in mano e il casco in testa, verso la zona di piazza Statuto.

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