Roma, 18 mar. (LaPresse) – Sono ore di paura per i due italiani sequestrati in India, il titolare di una agenzia di viaggi, la Orissa Adventurous Trekking, Paolo Bosusco, 54 anni, e un suo cliente, Claudio Colangelo, un medico romano di 61 anni che era partito per un viaggio con finalità umanitarie. A rapirli sono stati i maoisti, una formazione politica indiana di ispirazione comunista che chiede al governo il rilascio dei prigionieri politici e il blocco dell’operazione Green Hunt, lanciata dal governo indiano contro la resistenza delle popolazioni tribali che si oppongono all’esproprio delle terre destinate allo sfruttamento minerario e industriale. I militanti hanno sottoposto alle autorità indiane un documento con 13 rivendicazioni.

Ispirandosi al leader della rivoluzione cinese Mao Tse-tung, i ribelli da oltre quattro decenni combattono in diversi stati indiani per chiedere terre e lavoro per contadini e per la fasce più povere della popolazione. Negli ultimi anni, a causa del conflitto interno, hanno perso la vita circa 2mila persone, tra poliziotti, militanti e civili. “Abbiamo arrestato due turisti italiani che come centinaia di turisti stranieri trattano la gente locale come scimmie e oggetti ridicoli”, ha fatto sapere il leader maoista Sabyasachi Panda in un messaggio audio. “Se il governo vuole che liberiamo i turisti devono cessare la repressione e le operazioni di rastrellamento”, ha aggiunto, lanciando un ultimatum con scadenza stasera: “Se il governo non prenderà queste misure non potremo farci niente se i turisti perderanno la vita. L’unico responsabile sarà il governo”. E’ la prima volta che i maostisti rapiscono degli stranieri.

“Faccio appello agli estremisti affinché rilascino immediatamente i due cittadini italiani, e condanno questo crimine, un atto che non può essere perdonato in nessuna società civile”, ha risposto Naveen Patnaik, governatore dell’Orissa. “Il governo statale è pronto a intrattenere un dialogo con i maoisti nell’ambito della legge”, ha aggiunto. “Siamo in stretto contatto con tutte le autorità dell’Orissa”, ha detto l’ambasciatore italiano a New Delhi, Giacomo Sanfelice, spiegando che “hanno offerto una trattativa sui punti che loro hanno richiesto e ritengono che l’offerta pubblica di trattativa e l’invito al negoziato di fatto rispondano all’ultimatum e si attendono che la scadenza sia sostanzialmente rinviata”.

Al momento del rapimento Colangelo e Bosusco erano accompagnati da un cuoco e un autista indiani. Questi ultimi sono stati subito rilasciati dai ribelli. Il sequestro, spiega un ufficiale dello stato indiano di Orissa, è avvenuto mentre erano in cammino nella zona di Daringibadi. La procura di Roma, come sempre avviene in questi casi, ha aperto un fascicolo. Il reato ipotizzato è sequestro di persona con finalità di terrorismo. Se ne occupa il sostituto procuratore Erminio Amelio.

Bosusco vive in India da 12 anni, nella città costiera di Puri, dove ha messo su la sua agenzia di turismo e trekking insieme a un socio indiano. E’ originario della borgata Pralesio di Condove, nel torinese. “La notizia del rapimento di Paolo Bosusco colpisce molto. Mi auguro che la vicenda si risolva rapidamente e in modo positivo”, ha commentato il sindaco di Condove Pietro Listello. “Bosusco – spiega il sindaco – veniva sempre a Condove durante l’estate e si fermava per qualche mese l’anno. Io personalmente non lo conosco ma stamattina ho parlato con i suoi vicini, gli abitanti della frazione Pralesio, una piccolissima borgata che si trova a circa 800 metri di altezza”.

Colangelo abita a Rocca di Papa, un comune in provincia di Roma. “E’ un viaggiatore instancabile che lavora per dare speranza, salute e dignità alle persone che vivono nei principali Paesi in via di sviluppo, soprattutto India e America Latina”, spiega il direttore generale dell’ospedale San Camillo di Roma, Aldo Morrone, che lo conosce per via della professione comune, sottolineando che “lui viaggia soprattutto per cercare di dare il proprio contributo in progetti volti al recupero della salute, lavorando al fianco di gruppi locali”. “E’ un medico ma soprattutto un uomo appassionato di umanità”, racconta Valeria, infermiera del San Camillo di Roma parla di Claudio Colangelo, uno dei due italiani rapiti in India da un gruppo maoista. “La sua quotidianità – continua l’infermiera – è scandita da una grande passione per l’uomo. Il paziente per lui non è mai una persona solo da curare ma un essere umano da guardare nella sua globalità. E’ un uomo forte, sono certa che ce la farà e lo riabbracceremo presto”.

E’ stata in Perù una delle ultime spedizioni umanitarie intraprese da Colangelo. Si è trattato di una spedizione medica nell’Amazzonia peruviana, in particolare nella zona di Iquitos. Colangelo, in quell’occasione, era il coordinatore italiano della spedizione e il progetto scientifico si poneva l’obiettivo di studiare le infermità dermatologiche di queste popolazioni. Inoltre il viaggio aveva come missione la fornitura di un servizio medico di base gratuito alla popolazione indigena peruviana. Quella volta – la missione del 2005 durò due settimane – sono stati visitati e curati gratuitamente circa 200 pazienti con affezioni dermatologiche.

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