Torino, 29 feb. (LaPresse) – Con 3,9 mesoteliomi maligni ogni 100mila abitanti uomini e 1,9 tra le donne Settimo Torinese, a pochi chilometri dal capoluogo piemontese, è uno dei comuni con il tasso più alto di questo tipo di tumore in Piemonte. In tutta la Regione, che tra il 1990 e il 2008 ha registrato 1869 casi di mesotelioma, l’incidenza è del 3,5 tra gli uomini e 1,5 tra le donne, che scende a 2,9 ogni 100mila abitanti maschi e 1,5 femmine a Torino. Numeri decisamente inferiori rispetto a quelli di Casale Monferrato (56,2 casi ogni 100mila uomini e 34,7 ogni 100mila donne), ma che mostrano come la tragedia dell’amianto non abbia risparmiato nemmeno Settimo, dove a fare un uso massiccio di questo materiale sono stati diversi stabilimenti chimici e produttivi tra cui quello della Pirelli, che fino a alla fine degli anni ’80 ha utilizzato il fibrocemento nella produzione di cavi e gomme e per l’isolamento degli impianti.
L’azienda è salita agli onori della cronaca proprio per i processi a carico di suoi ex dirigenti, chiamati a rispondere della morte o delle malattie legate all’esposizione all’amianto di molti dipendenti. Dopo la storica sentenza Eternit, che ha portato alla condanna dei vertici dell’azienda di Casale Monferrato, la più grande produttrice di amianto, sotto la lente del procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, è finita proprio la Pirelli. L’azienda è già stata condannata lo scorso 19 gennaio, quando il tribunale del capoluogo piemontese ha inflitto 13 condanne a conclusione del procedimento che riguardava le malattie contratte tra il 1954 e il 1996 da parte di 36 lavoratori, 20 dei quali sono morti. Ora la procura di Torino è vicina a chiudere le indagini su tre nuovi filoni d’inchiesta legati a quanto accaduto nello stabilimento di Settimo Torinese. E il 19 aprile riprenderà, invece, a Milano il processo a carico di 11 ex dirigenti dell’azienda, alla guida del gruppo tra il 1978 e il 1989, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi per la morte di 20 operai e per le malattie legate all’esposizione all’amianto contratte da altri quattro ex dipendenti che lavoravano negli stabilimenti milanesi.
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