Roma, 6 dic. (LaPresse) – Sono 57 le persone nei confronti delle quali la Dia di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, 52 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, con le accuse di associazione a delinquere di tipo camorristico, estorsione, concussione elettorale, abuso d’ufficio, fasto in atto pubblico, truffa ai danni dello Stato e riciclaggio di capitali illeciti, il tutto aggravato dal fatto di aver agevolato il clan dei Casalesi. Tre erano i filoni su cui i 57 arrestati operavano: il controllo del voto per le elezioni amministrative comunali degli anni 2007 e 2020, la gestione del ciclo di calcestruzzo, attraverso il controllo diretto di quattro imponenti impianti e la gestione a livello amministrativo e finanziario del grande centro commerciale ‘Il principe’ di Casal di Principe. Fra i nomi compare anche quello dell’onorevole Nicola Cosentino, deputato del Pdl, che entrò in contatto con Nicola Di Caterino, titolare del progetto di costruzione del grande centro commerciale, nonchè cugino di Giuseppe Russo, uno dei capi storici del clan dei Casalesi. Anche Cosentino è imparentato per vie collaterali con lo storico capo camorrista. Cosentino ha acconsentito affinchè l’architetto Cacciapuoti, che aveva rilasciato una concessione edilizia irregolare per edificare il mega store, venisse confermato nel suo incarico di responsabile dell’Utc di Casal di Principe. Inoltre Cosentino, accompagnato dal deputato del Pdl Luigi Cesaro, indagato, aveva incontrato a Roma i vertici della banca Unicredit, presso la sede dell’istituto, per sollecitare la concessione di un credito, garantito da falsa fideiussione, a favore dell’imprenditore Di Caterino. Il finanziamento fu sbloccato pochi giorni dopo.

Coinvolti nella vicenda anche i cognati di Di Caterino, Cipriano Cristiano e Luigi Corvino, che nel 2007, dopo una serie di brogli, sono stati eletti sindaco e consigliere comunale di Casal di Principe. I due erano riusciti a ottenere una grande quantità di voti promettendo posti di lavoro, cosa resa credibile dall’avvio dei cantieri per la costruzione del famoso centro commerciale. L’intreccio politico camorristico si è ripetuto anche nelle successive elezioni amministrative del 2010 per il consiglio comunale di Casal di Principe. Il tutto è stato scoperto attraverso una serie di intercettazioni che hanno dimostrato come tutta l’attività politica di quella tornata elettorale sia stata gestita dal clan dei casalesi e dai suoio esponenti politici. I brogli erano possibili attraverso una scheda che veniva portata all’esterno dei seggi e che, una volta contrassegnata, veniva passata di mano in mano, per assicurarsi il voto desiderato. Fra gli altri, particolarmente noti sono, oltre a quelli già citati, sono i nomi del responsabile della filiale Unicredit di Roma Tiburtina Cristofaro Zara e Nicola Schiavone, figlio di Francesco detto Sandokan. L’operazione della polizia giudiziaria si sta completando con l’esecuzione di decreti di perquisizione e sequestri preventivi per un valore di 100 milioni di euro, fra cui anche gli impianti di calcestruzzo coinvolti nella vicenda e che costituivano un oligopolio nella provincia di Caserta. Il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha inoltrato alla Camera dei deputati la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino.

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