‘Ndrangheta, arrestato giudice amico dei clan. In manette altri 9

‘Ndrangheta, arrestato giudice amico dei clan. In manette altri 9

Milano, 30 nov. (LaPresse) – Nei panni di magistrato sequestrava beni alle cosche della ‘Ndrangheta ma, una volta tolta la toga, non esitava a chiedere favori ai politici vicini alla famiglia Valle-Lampada e a favorire membri del clan. Questo è il ritratto che i giudici della Dda di Milano e il gip Giuseppe Gennari tracciano del magistrato Giuseppe Vincenzo Giglio, 51 anni, presidente della sezione ‘Misure di prevenzione’ del tribunale di Reggio Calabria, a capo della prima sezione della corte d’Assise, ed esponente di spicco della corrente di sinistra di ‘Magistratura democratica’, oltre che professore di diritto penale alla Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’università statale Mediterranea di Reggio Calabria.

Al giudice calabrese il procuratore aggiunto milanese Ilda Boccassini e i sostituti procuratori Paolo Storari e Alessandra Dolci contestano le ipotesi di reato di “corruzione” e di “favoreggiamento personale” di un esponente del clan Lampada, con l’aggravante (articolo 7 del decreto legge 152/1991) di aver commesso questi reati “al fine di agevolare le attività” della ‘Ndrangheta. Il ruolo chiave di Giglio è riconosciuto anche dall’ordinanza con cui il gip Giuseppe Gennari ne ha disposto l’arresto, insieme ad altre 9 persone.

“Il giudice Giglio – scrive il gip – fa la cosa peggiore per chi come lui riveste un ruolo delicatissimo e di garanzia e di legalità: egli strumentalizza il proprio ruolo e la propria autorevolezza per interessi privati”. Giglio “fornisce notizie riservate a dei mafiosi – prosegue l’ordinanza – fornisce notizie parimenti riservate ad un politico” e “richiede favori per la moglie con un una protervia che non ammette rifiuto”. Il politico in questione è Francesco Morelli, consigliere Pdl Regionale della Calabria finito in manette questa mattina per concorso esterno in associazione mafiosa. Morelli aveva favorito, tra le altre cose, la nomina della moglie di Giglio, Alessandra Sarlo, a commissario straordinario dell’Asl di Vibo Valentia.

Il politico, eletto nella lista “Pdl-Berlusconi per Scopelliti” con 14mila voti alle scorse consultazioni regionali, è anche vicino al sindaco di Roma Gianni Alemanno che l’aveva appoggiato in campagna elettorale. Il sindaco di Roma, secondo il gip, non era a conoscenza di chi fossero in realtà i Valle-Lampada anche se li aveva incontrati più volte. Alemanno nel 2009, durante una cena elettorale al ‘Cafè de Paris’ a Roma, elogiò addirittura Giulio Lampada come esempio di bravo imprenditore calabrese (il locale fu poi sequestrato perché della ‘Ndrangheta). Le telefonate tra Alemanno e il politico calabrese finite tra le pagine dell’ordinanza del gip di Milano, però, sono molte. Dopo le elezioni Morelli lo incalza, si lamenta perché Scopelliti non vuole farlo diventare assessore per via dei suoi “guai giudiziari”. Poi chiede e ottiene, con l’appoggio del sindaco di Roma, di diventare presidente della commissione Bilancio della Regione Calabria.

In manette è finito anche un altro giudice calabrese, il gip di Palmi Giancarlo Giusti, che si faceva pagare dal clan Valle-Lampada. Giusti era diventato buon amico del boss Giulio Lampada, che gli finanziava costose trasferte a Milano a base di escort e ballerine dai nomi esotici come Rayto de Oro o Zhanna. Per un totale di 27mila euro. Poi in una telefonata il magistrato confessa al boss: “sono una tomba… io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Anche l’avvocato del foro di Palmi Vincenzo Minasi è stato arrestato questa mattina. Minasi è stato il difensore di Maria Valle, figlia del patriarca Francesco Valle. Minasi che aveva uno studio anche a Milano, a due passi dal tribunale, aveva ottenuto l’annullamento dell’arresto in Cassazione dell’arresto della ragazza. A Minasi sono contestati anche i reati di rivelazione di segreto d’ufficio e intestazione fittizia di beni.

Tra i dieci arrestati anche un maresciallo capo della Guardia di Finanza, Luigi Mongelli, per l’ipotesi di corruzione e il medico reggino Vincenzo Giglio (omonimo del magistrato arrestato), al quale è contestato il concorso esterno in associazione mafiosa. In carcere anche Francesco e Giulio Lampada, Leonardo Valle e Raffaele Ferminio. Arresti domiciliari invece per Maria Valle, moglie di Francesco Lampada, indagata per corruzione. Già domani il gip inizierà gli interrogatori di garanzia nei confronti di alcuni degli arrestati. Il giudice Gennari sentirà Giulio e Francesco Lampada, Leonardo Valle e Raffaele Ferminio, accusati di associazione di stampo mafioso e di altri reati. Venerdì sarà la volta del consigliere regionale Morelli, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, del giudice Giuseppe Vincenzo Giglio.

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