Roma, 16 ago. (LaPresse) – Un operatore di Emergency, Francesco Azzarà, è stato sequestrato ieri in Darfur. Azzarà, secondo quanto spiega la Farnesina, è stato prelevato il 14, alle 17 ora locale, a Nyala, nel Sud Darfur, da un gruppo di uomini armati. Francesco Azzarà ha 34 anni ed è alla sua seconda missione in Sudan. L’operatore, originario della provincia di Reggio Calabria, era in Darfur già dalla fine dell’anno scorso. Nel Centro pediatrico di Nyala lavora come logista amministratore. Non è quindi un medico, ma si occupa di garantire il funzionamento dell’ospedale. Secondo quanto riferisce Emergency, si è trattato di un rapimento improvviso perché nei giorni scorsi non c’è stato nulla di sospetto che poteva far presagire una situazione di allarme. “Azzarà – spiega ancora la ong – stava svolgendo il suo lavoro nella massima sicurezza limitando gli spostamenti solo a quelli necessari per le operazioni”. E infatti era in auto con il personale sudanese della struttura sanitaria quando è stato circondato da uomini armati che lo hanno costretto a scendere e lo hanno rapito. Già altri volontari di associazioni internazionali sono stati sequestrati negli anni scorsi nella stessa zona. Al momento a Nyala ci sono 5 operatori internazionali di Emergency, 3 italiani, 1 inglese e una serba.

L’Unità di crisi del ministero degli Esteri, in stretto contatto con Emergency e la missione Onu in Darfur (Unamid) e in pieno coordinamento con l’ambasciata a Khartoum, ha attivato tutti i canali disponibili presso le autorità locali per una soluzione della vicenda. “D’accordo con Emergency, con cui si mantiene un collegamento continuo – fa sapere in una nota il ministero degli Affari esteri – la Farnesina chiede inoltre il silenzio stampa per facilitare la liberazione del connazionale. L’unità di crisi, di concerto con Emergency, ha già provveduto ad informare tempestivamente i familiari di Francesco Azzarà dell’accaduto”. Il ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, immediatamente informato del sequestro, segue personalmente gli sviluppi e ha disposto il rientro a Khartoum dell’ambasciatore, momentaneamente in Italia. Anche il fondatore della ong, Gino Strada, è in Sudan per seguire da vicino gli sviluppi del sequestro. Frattini ha anche affermato che si sta seguendo una pista per risalire ai responsabili del rapimento, pur mantenedo il riserbo assoluto.

Il Sudan – riferisce Emergency – il più grande paese dell’Africa, con una popolazione di circa 43 milioni di abitanti su un territorio di 2.500.000 chilometri quadrati, ha tassi di mortalità infantile e materna altissimi. Oltre alla carenza di assistenza sanitaria di base, il Sudan e i Paesi limitrofi condividono un’emergenza sanitaria evidenziata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il centro pediatrico di Emergency a Nyala, aperto nel 2010, operativo ventiquattro ore su ventiquattro, offre assistenza di base e ospedaliera ai bambini fino a 14 anni di età. Il centro è attrezzato con un ambulatorio cardiologico dove, nel corso di missioni periodiche, i cardiologi di Emergency effettuano lo screening di bambini e adulti cardiopatici da trasferire al centro Salam di Khartoum per gli interventi di cardiochirurgia.

“Siamo in continuo contatto con Emergency e con la Farnesina. Naturalmente i genitori e noi della famiglia siamo in ansia e molto preoccupati per il rapimento di Francesco, ma abbiamo fiducia che questa situazione si risolva”. A parlare è Enzo Catalano il cognato dell’operatore di Emergency sequestrato in Darfur, i cui genitori vivono a Motta San Giovanni, nel reggino. Francesco ha una laurea in Economia aziendale conseguita all’Università di Pisa, si è specializzato in commercio estero, con studi anche ad Amsterdam e altre esperienze all’estero” – ha raccontato al telefono a ‘La Presse’ Catalano. Azzarà faceva con passione il suo lavoro per Emergency. “Francesco – ha spiegato Catalano – ha un grande senso civico. Era in Sudan da un anno e mezzo, ma era alla fine della sua missione in quel Paese, in procinto di dedicarsi a un nuovo incarico. Ma a fine giugno, dopo aver fatto ritorno in Italia per un periodo, era tornato a Nyala, dove si è sempre occupato di logistica nel centro pediatrico, perché c’erano ancora delle cose da sistemare”. L’ultimo contatto con la famiglia pochi giorni fa. “Ci siamo sentiti mercoledì- ha detto il cognato – tramite Skype. Era tranquillo, come le altre volte. Non ha manifestato alcun segno di preoccupazione”. La ong sul suo sito web scrive: “Emergency chiede la liberazione immediata di Francesco Azzarà ed auspica piena collaborazione di tutti coloro che possano aiutare ad arrivare a un esito positivo di questa vicenda”.

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