Italia verso una nuova stretta, il Cts ha consigliato la linea dura

Meno di 48 ore per decidere. Il premier Mario Draghi riunisce a palazzo Chigi la cabina di regia per esaminare le raccomandazioni del Cts ma il vertice, circa un’ora e mezza, si conclude senza che vengano prese decisioni: se una nuova stretta appare ormai inevitabile, Draghi vuole avere dati aggiornati prima di prendere decisioni dolorose. Oggi dovrebbero arrivare nuove informazioni dal monitoraggio, poi ci si confronterà ancora, anche con gli enti locali e le regioni – la conferenza unificata con il ministro Maria Stella Gelmini è stata convocata dal presidente Stefano Bonaccini alle 14.30 – e venerdì il Consiglio dei ministri potrà valutare l’adozione di eventuali misure appena sei giorni dopo l’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm. Resta da capire quando saranno operative: il premier aveva promesso di comunicare le decisioni in anticipo, per evitare chiusure last minute, e dunque appare improbabile che si parta già questo weekend mentre sembra ipotizzabile prendano il via lunedì.

Il Cts ha consigliato – come già fatto a gennaio – una linea dura, ma non durissima: nessun lockdown generalizzato a patto che si mettano immediatamente in atto una serie di restrizioni ben precise. A partire da una stretta anche in zona gialla, quella dove oggi ci sono le misure meno stringenti: per gli esperti bisogna chiudere i ristoranti anche a pranzo e anticipare il coprifuoco di due o tre ore. La zona rossa, insistono dal Comitato tecnico scientifico, deve scattare in maniera automatica e non a discrezione dei governatori non appena si superi la soglia dei 250 casi ogni 100mila abitanti, e deve essere ‘rafforzata’ rispetto a quelle attualmente vigenti dove i divieti vengono spesso disattesi. Inoltre nei weekend si propone il lockdown in tutto il territorio nazionale come già accaduto nelle festività natalizie. Insomma una serie di limitazioni pesanti ma che almeno per il momento eviterebbero di bloccare completamente il Paese.

Ogni chiusura ha un costo, da quello sociale – le scuole, per esempio – a quello economico subito da attività commerciali e professionisti. Draghi ha voluto esaminare ogni scenario e ogni aspetto nella riunione di oggi cui hanno partecipato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini, quello della Cultura Dario Franceschini, delle Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, della Salute Roberto Speranza, dell’Economia Daniele Franco, delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, della Scuola Patrizio Bianchi, il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa, il capo di Gabinetto Antonio Funiciello, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il direttore del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. L’eventuale stretta, è chiaro a tutti, deve essere accompagnata da un aiuto ai cittadini, alle imprese e alle famiglie: nella riunione si è fatto il punto anche sul decreto sostegno a cui lavorano senza sosta gli uffici del Mef e che dovrebbe essere pronto la prossima settimana.

Che sia inevitabile fare qualcosa per frenare l’avanzata dei contagi è ormai chiaro a tutti, ma l’esecutivo resta diviso tra la posizione più rigorista rappresentata da Roberto Speranza, un’altra più aperturista in cui si riflettono le posizioni di Forza Italia e Lega. Il Cts ha però detto chiaro e tondo che bisogna abbassare il RT per far ripartire il contact tracing e soprattutto vaccinare il prima possibile il maggior numero di persone: i farmaci ci sono, assicura il governo, oltre 500mila dosi arriveranno nella seconda metà di marzo grazie ai nuovi accordi dell’Ue. Nel periodo dall’8 marzo al 3 aprile saranno fornite complessivamente circa 6,5 milioni di dosi. Tra aprile e giugno si registrerà un netto incremento delle dosi disponibili, per un ammontare complessivo di oltre 36,8milioni di dosi per Pfizer, AstraZeneca e Moderna: con questo quadro, se confermato, potrebbe essere rispolverata, si apprende da diverse fonti di governo, l’ipotesi di un lockdown nazionale concentrato in un paio di settimane per procedere a una vaccinazione di massa sfruttando anche i siti aziendali e i drive through della Difesa.

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