Questo trionfo dai tanti significati simbolici è da considerarsi uno dei più lucenti della lunga carriera del 67enne varesino

Seconda stella, questo è il cammino che ha indirizzato, fin dal suo approdo in terra nerazzurra nel dicembre del 2018, la scommessa vincente dell’ad Beppe Marotta, tra i principali artefici dello scudetto numero 20 dell’Inter. Nel suo ricco palmares di dirigente sportivo questo trionfo dai tanti significati simbolici è da considerarsi uno dei più lucenti della lunga carriera del 67enne varesino, consigliere della Lega Serie A, uno dei pochissimi a passare da Torino (fronte Juventus) a Milano riscuotendo apprezzamento da entrambe le tifoserie. Merito delle vittorie ottenute in serie: 7 scudetti a Torino, 2 a Milano con 4 coppe e, in totale, 3 finali di Champions disputate. Senza mai trovare alibi, Marotta dal vertice della piramide interista, appena un gradino sotto il presidente cinese Steven Zhang, ha espresso subito la convinzione sulle possibilità del gruppo. E gestendo al meglio numeri e bilanci ha costruito l’ennesimo suo capolavoro.

Rispetto alla scorsa stagione ha ridotto le perdite a 85 milioni di euro e ottenuto il massimo dalla cessione in estate di pedine come Onana e Brozovic. Un colpo su tutti: il tesseramento del portiere camerunense era costato 1,9 milioni di euro, mentre la sua cessione al Manchester United ha portato nelle casse del club oltre 50 milioni. La cessione di Brozovic all’Al Nassr ha invece fruttato 17,5 milioni mentre per l’acquisto di Marcus Thuram, uno dei principali protagonisti della stagione scudettata, l’Inter ha speso 8 milioni di euro. La squadra neocampione d’Italia veniva da due stagioni in cui ha portato a casa quattro trofei, due volte la Coppa Italia e altrettante Supercoppa italiana, con la terza vinta a gennaio in Arabia. Ha sfiorato uno scudetto vinto con Antonio Conte ma non con Simone Inzaghi, che aveva collezionato un secondo posto a due punti dal Milan e un terzo (assai più distante) dal Napoli schiacciasassi della stagione 2022/23, e nell’ultima campagna europea se l’è giocata in finale di Champions League con la corazzata Manchester City. Un appuntamento che, nonostante la delusione per l’amara sconfitta, ha dato consapevolezza a una truppa partita tra le favorite per vincere la Serie A. Proprio la Champions è uno dei prossimi obiettivi di Marotta (oltre allo scudetto numero 10, la sua personale prima stella) prima di chiudere la sua avventura da dirigente.

Nel 2027, quando scadrà il suo contratto con l’Inter, l’ad ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di proseguire la sua esperienza nerazzurra nè di mettersi sul mercato alla ricerca di un’altra grande società dove ricoprire il ruolo di amministratore delegato. Dopo oltre 40 anni da dirigente nel calcio, il suo futuro è altrove, puntando ad un’avventura diversa sempre nel mondo del pallone. Possibile un suo incarico in Federcalcio, per alcuni addirittura da presidente. Ma culla anche altri sogni. Del suo futuro ai vertici del calcio italiano se ne parla da tempo, fin da quando era impegnato con la Juventus. E non si esclude anche un suo ingresso in politica. Nel 2027 avrà 70 anni e come lui ha dichiarato con una battuta “vado a parametro zero”. Essendo innamorato del calcio e dello sport ha confessato di voler creare una nuova vita e una nuova mission. E occuparsi a livello politico di calcio. Trovata la seconda stella, la nuova strada sembra già tracciata. 

Marotta: “Seconda stella traguardo storico”

“La dedica principale è al nostro presidente Zhang che ha sofferto a distanza, ai nostri tifosi che sono stati sempre impeccabili. E poi i meriti, in primis a Inzaghi che ha dimostrato di essere bravo e anche vincente in questi anni, lui è artefice e leader di questo gruppo magnifico che ha raggiunto un traguardo storico, la seconda stella è un traguardo straordinario“. Così l’ad dell’Inter, Beppe Marotta, ai microfoni di Dazn durante la festa scudetto dei nerazzurri dopo la vittoria nel derby contro il Milan.

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