Oggi presso la prima sezione ter del Tar del Lazio l’udienza di ricorso dell’ex dirigente della Juventus Antonio Giraudo dove si è discussa la richiesta da parte dei suoi avvocati di rimettere alla Corte di Giustizia Europea la questione di incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario. Giraudo, radiato dalla Federcalcio nel 2011 per le conseguenze di Calciopoli, ha ottenuto un primo parziale successo nel settembre 2021, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha considerato ammissibile (senza entrare nel merito) il ricorso presentato nel marzo 2020 riconoscendogli la violazione dei diritti della difesa, a causa dei soli sette giorni concessi per leggere le oltre 7000 pagine di atti prodotti nel corso del procedimento sportivo, e la ragionevole durata del processo, trascinatosi per 13 anni.
“Non sarebbe una cosa bella se una cosa così la facesse la Fifa, ma quando è uno stato membro fondatore questo non si può. C’è una legge dello Stato italiano che impedisce a milioni e milioni di italiani di arrivare a un giudice che possa annullare una decisione di una associazione di imprese come la federazione sportiva. E lo stesso per migliaia e migliaia di società, di club” dice Jean-Louis Dupont -lo stesso della sentenza Bosman-, avvocato del pool di Antonio Giraudo. “Questa è una cosa inaudita, mai vista, unica. È un capolavoro, che noi vogliamo questionare dove si deve questionare e io sono convinto che questi giudici faranno il loro lavoro, facendo il rinvio pregiudiziale a Lussemburgo: è l’unica cosa che si può fare”, prosegue Dupont, tenendo a precisare che “questo processo del signor Giraudo cominciò nel 2006, poi 2011. Sono passati quasi venti anni. Ma è uno scherzo? Una persona ha un diritto a essere giudicata in un tempo ragionevole. Venti anni è una vita. E perché non è possibile oggi avere la parola finale di questa storia? Perché c’è una legge che impedisce di potere avere un giudice che dice sì o no. Qua c’è un giudice che può dire ‘hai ragione, questa decisione della Figc non è bella. Ti do un po’ di soldi’. Ma io non posso annullare tutto questo. Questa è una violazione del diritto europeo. La più chiara che ho visto nella mia carriera”. Nel caso di specie poi Giraudo è stato radiato a vita, una sorta di “fine pena mai”, sottolineando gli avvocati dell’ex dirigente juventino. “Quindi – concludono Dupont e il collega Rosboch – è stata completamente distrutta la professionalità forse del più importante e più capace dirigente sportivo italiano, senza avere la possibilità di rimediare a questo”.
“La nostra richiesta è che la legge che regola l’ordinamento sportivo, che impedisce un controllo giurisdizionale, venga mandata come questione pregiudiziale di giustizia europea, in quanto noi riteniamo che sia palesemente in contrasto coi principi del diritto europeo” aggiunge l’avvocato Amedeo Rosboch. “Sarebbe una svolta clamorosa – prosegue Rosboch – perché una volta che la Corte di giustizia europea dovesse dichiararla incompatibile coi principi dell’ordinamento italiano dovrebbe porre dei rimedi e consentire a chi subisce un provvedimento di natura sanzionatoria di poter ricorrere a un giudice per ottenere l’annullamento del provvedimento non solo avere una tutela risarcitoria. Tempi per una sentenza? Un mese, due mesi”. “Speriamo che il Tar ritenga che questa legge sia incompatibile col diritto europeo e che quindi rimandi alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Ottimisti? Sì, sempre per definizione”, conclude il legale.