Sampdoria, il presidente Ferrero inibito per quattro mesi

Pagamenti irregolari per ristrutturare il centro sportivo di Bogliasco: multa da 15mila euro alla società. Squalificata anche la figlia Vanessa

Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è stato inibito per quattro mesi dalla Figc. Il patron è stato sanzionato per irregolarità nei pagamenti legati ai lavori di ristrutturazione del centro sportivo 'Gloriano Mugnaini' di Bogliasco. Quattro mesi di inibizione anche a Vanessa Ferrero, consigliere di amministrazione del club. Ammenda di 15mila euro, infine, alla Sampdoria.

"L'accordo raggiunto in sede di Giustizia Sportiva non rappresenta alcuna ammissione di responsabilità, tantomeno in ambito penale". Gianluca Tognozzi, avvocato e consigliere d'amministrazione di Uc Sampdoria, sottolinea e precisa in merito all'inibizione del presidente Massimo Ferrero, della figlia Vanessa, ex componente del CdA, e dell'ammenda inflitta al club. "La scelta del presidente Massimo Ferrero di patteggiare alla Procura Figc – queste le sue parole nella nota del club doriano – è stata dettata dall'interesse esclusivo e superiore di tutelare nel massimo grado possibile Uc Sampdoria, nonché da evidenti e connesse ragioni di opportunità che muovono, anzitutto, dalle differenti e di gran lunga superiori tempistiche della giustizia ordinaria rispetto a quella sportiva".

"È altresì opportuno evidenziare al riguardo – prosegue Tognozzi – che attualmente il procedimento penale pende, per gli stessi fatti, nella fase dell'udienza preliminare e, nonostante si nutrano fondate ragioni per ritenere che il presidente Massimo Ferrero potrà dimostrare in quella sede la sua assoluta estraneità, le tempistiche occorrenti per il raggiungimento del più ampio e liberatorio esito assolutorio nel procedimento penale – che avrebbero positivamente condizionato il parallelo procedimento sportivo – hanno suggerito all'interessato l'opportunità di aderire all'accordo per l'applicazione della sanzione dell'inibizione.

Oltre tutto, in sede sportiva, non si sarebbe potuta spiegare efficacemente un'adeguata difesa, considerato l'elevato grado di tecnicità dei fatti contestati e la diversità delle regole processuali che sovraintendono all'uno e all'altro ordinamento". In conclusione Tognozzi ribadisce: "Si tratta di fatti già noti ed è evidente che l'accordo raggiunto in sede sportiva non rappresenti alcuna ammissione di responsabilità circa i fatti contestati nel procedimento penale".