Il 4 maggio del 1949 il G.212 proveniente da Lisbona si schiantò sulla collina sopra la città
Per tutti erano gli 'Invincibili'. Sono passati 70 anni dal disastro di Superga che il 4 maggio del 1949 ha cancellato per sempre i campioni del Grande Torino. Come ogni anno, migliaia di tifosi granata sono saliti verso la basilica barocca che sovrasta Torino per rendere omaggio a Valentino Mazzola e i suoi compagni.
Era una notte di nebbia quel 4 maggio di 70 anni fa, quando l'aereo Fiat G.212, che riportava a casa i cinque volte campioni d'Italia da una trasferta in Portogallo per una amichevole con il Benfica, andrò a schiantarsi contro un muro della basilica. Nell'incidente persero la vita tutti i 31 occupanti del velivolo, fra cui i giocatori, i membri dello staff e dell'equipaggio e i giornalisti al seguito.
Una tragedia che ha sconvolto l'Italia del dopo guerra e che ancora oggi segna uno spartiacque nella storia del calcio italiano. "È un ricordo ancora molto vivo, non solo per i tifosi del Torino ma per tutti gli appassionati italiani, ma per tutti quelli che avevano nel cuore una squadra che ha fatto la storia e che purtroppo è scomparsa così giovane", ha detto l'attuale presidente Urbano Cairo ricordando gli Invincibili.
Alle 17, l'attuale capitano del Toro Andrea Belotti ha uralato a squarciagola i nomi dei 18 'invincibili' fra gli applausi e le lacrime dei tifosi. "Descrivere quello che si prova a Superga è molto difficile, perché si crea una magia particolare", ha raccontato Belotti. "Leggere i nomi delle vittime, di fronte a tutte quelle persone, è una grande emozione", aggiunge. "La prima volta – conclude Belotti – è stato nel 2017, lo ricordo come se fosse ieri e i nomi non li ho letti: li ho proprio urlati. Volevo che mi sentissero fin lassù, nel cielo".
Tra la folla, c'è anche un inglese, Bill Lievesley. Suo padre, Leslie Lievesley, era uno degli assistenti dell'allenatore Ernest Erbstein e morì anche lui a Superga. "Al di fuori dell' Italia, non tutti conoscono il disastro di Superga. Ma io, naturalmente, non l'ho dimenticato, dato che ha cambiato completamente la mia vita", ha detto Lievesley all'AFP dalla sua casa nel nord dell'Inghilterra. Bill aveva dieci anni quando suo padre, ex difensore del Manchester United e Crystal Palace, morì nell'incidente all'età di 37 anni. Arrivato a Torino nel 1947 per allenare i giovani, Lievesley ha fatto parte dello staff di Vittorio Pozzo nella nazionale italiana alle Olimpiadi del 1948 a Londra, prima di lavorare per il Torino. Il figlio Bill ricorda quel 4 maggio come un " giorno terribile, con nuvole basse e poca visibilità." Quando tornò a casa, la madre Nellie gli disse che le persone stavano parlando di "un incidente aereo". Dopo la tragedia, i due sono tornati a vivere in Inghilterra dove è sepolto anche il padre. Ma Bill ricorda "le passeggiate a piedi a Torino, il grande parco con le statue sul ponte sul Po e, naturalmente, la vista da Superga".