Nonostante la "rivoluzione d'ottobre" con l'uscita di Marotta e il subentro del trio Paratici-Ricci-Re, il moello Juve non è cambiato: quasi 400 milioni di fatturato nel 2018 (100 milioni più delle altre italiane). Con Cr/ il merchandising è cresciuto dell'81%. Gli investimenti immobiliari alla Continassa. E c'è anche lo scudetto al femminile
"Non cambia il nostro modello, ma solo le persone". Queste parole di Andrea Agnelli fotografano perfettamente la svolta societaria impressa dal presidente con l'addio dopo otto anni di Beppe Marotta e la promozione di Fabio Paratici a 'Chief Football Officer', una sorta di supervisore di tutte le selezioni, di Giorgio Ricci come responsabile dei ricavi e Marco Re dei servizi. Nonostante la 'rivoluzione di ottobre', i bianconeri si confermano non solo campioni d'Italia sul campo, ma anche sotto l'aspetto societario.
Da quando ha inaugurato il suo Allianz Stadium, la Juve detta legge anche sotto l'aspetto del fatturato e per un modello di organizzazione che la pone come unica squadra italiana capace di 'stare al tavolo' con le altre big d'Europa. Con quasi 400 milioni di introiti nel 2018 il club bianconero è scivolato fuori dalla top ten europea nella classifica della Money League di Deloitte ma è probabile che il prossimo anno, quando si potrà valutare l'effetto Ronaldo, ci sarà una ulteriore spinta per i ricavi commerciali del club. Il tutto nonostante l'uscita dalla Champions League nei quarti di finale contro l'Ajax.
Una Juve che fattura oltre 100 milioni in più della seconda squadra italiana, l'Inter, con una forbice ancora più ampia rispetto alle altre dirette concorrenti. Ma i bianconeri del presidente Agnelli, che nel frattempo si fa sempre più largo come personalità a livello internazionale grazie alla presidenza dell'ECA, guardano all'Europa e ai colossi rappresentati da Real Madrid, Barcellona e Manchester Utd che fatturano cifre quasi doppie. E' per questo che il figlio di Umberto la scorsa estate ha deciso di lanciarsi in una operazione faraonica, da molti ritenuta azzardata, come quella dell'acquisto di Ronaldo dal Real Madrid.
Un affare che, secondo molti, ha portato anche alla clamorosa separazione dal direttore generale Marotta. Ma per il momento Agnelli sembra averci visto giusto, visto che dopo circa sei mesi dallo sbarco in Italia del fuoriclasse portoghese i primi effetti si sono fatti sentire con i "ricavi da vendite di prodotti e licenze" (in sostanza le magliette, ndr) della Juventus in crescita di circa l'81% rispetto all'anno precedente. Va comunque tenuto in considerazione che proprio alla luce dell'acquisto di Ronaldo, il cui ingaggio netto è di 30 milioni di euro a stagione, la Juventus ha avuto un sostanzioso aumento dei costi e dell'indebitamento finanziario. Il club bianconero sembra quindi destinato a chiudere in rosso il prossimo bilancio, visto che l'eliminazione in Champions nei quarti costerà circa 40 milioni in meno di introiti fra premi UEFA, market-pool e incassi da stadio. Si spiega anche così la decisione della società di emettere a febbraio un bond unsecured collocato presso gli investitori istituzionali, che è andato a ruba.
A fronte dei 150 milioni di euro che la società bianconera si attendeva di offrire, infatti, si è saliti a 175 milioni, grazie alla domanda pari a un controvalore complessivo di 250 milioni. Un successo che conferma l'appeal crescente della Juventus a livello internazionale grazie all'arrivo di CR7: un autentico boom sui profili social (in particolare su Instagram), l'accordo di sponsorizzazione con Adidas rinnovato in anticipo e a cifre più che doppie rispetto a quello vigente, gli introiti derivanti da uno stadio sempre pieno nonostante l'aumento considerevole dei prezzi di biglietti e abbonamenti, che avevano scatenato polemiche fra i tifosi subito seguiti da un entusiasmo travolgente per l'annuncio dell'acquisto di Ronaldo.
Anche in borsa i risultati sono stati considerevoli fino all'uscita dalla Champions, visto che le azioni bianconere sono schizzate di oltre il 110% dalla fine del giugno scorso. Da allora, la capitalizzazione a Piazza Affari della Juve è salita a 1,39 miliardi di euro con tanto di ingresso nel Ftse Mib, la lista di 40 società a maggiore capitalizzazione che compongono l'indice di riferimento nella Borsa italiana. Nel giorno successivo al ko con l'Ajax, però, il titolo Juve che il 15 aprile aveva toccato il picco di 1,706 euro ad azione ha subito un crollo del 17,6% scendendo a 1,39 e 'bruciando' 300 milioni di capitalizzazione. Ma la Juventus non si accontenta di certo e nella logica di una continua ricerca di nuovi introiti vanno registrati gli investimenti fatti per lo sviluppo immobiliare dell'area della Continassa: oltre alla sede sociale della Juventus; al nuovo Juventus Training Center ed alla WINS – World International School, l'area si arricchirà, infatti, a breve del nuovo J Hotel, esclusivo complesso alberghiero quattro stelle che si estenderà su un'area di 11.200 mq e disporrà di 138 camere, oltre ad area ristorazione, strutture meeting, SPA e parco. Una visione all'avanguardia rispetto agli standard del calcio italiano confermata anche dal fatto che la Juventus è l'unica società in Italia a dotarsi di una seconda squadra, la Juventus Under 23 che partecipa da quest'anno al campionato di Lega Pro.
Per non parlare della squadra femminile, che in meno di due anni di esistenza ha già conquistato uno Scudetto ed è vicina a concedere il bis anche quest'anno. Insomma, una Juve regina in Italia sotto ogni aspetto: ora l'obiettivo del presidente Agnelli è diventarlo anche in Europa magari iniziando ad alzare quella agognata Champions League che manca dal 1996 e che ancora una volta è sfuggita in questa stagione.