Un'altra avventura per il Pibe de Oro
Instancabile Pibe. Diego Maradona continua il suo particolarissimo giro del globo in panchina. La nuova avventura avrà come sfondo il Messico e precisamente il Club Social y Deportivo Sinaloa, società di Cullacan, nella parte nordoccidentale del paese. L'argentino, 57 anni, ha accettato di assumere la guida della squadra militante nella seconda divisione messicana e sprofondata al 13° posto in classifica. L'ufficializzazione dell'arrivo della leggenda Albiceleste giunge a poche ore dall'addio del precedente tecnico, il messicano Francisco Ramirez. Una proposta, quella del club dove Pep Guardiola chiuse la sua carriera da giocatore, che ha entusiasmato El Diez, almeno a quanto dice il presidente Jorge Alberto Hank a Espn. "Convincerlo è stato più facile di quanto pensassi", ha svelato. "Vorremmo che Diego restasse con noi per l'attuale e la prossima stagione". Chissà: con un personaggio fuori da ogni schema come Maradona, capace di far parlare di sé praticamente ogni settimana, tutto è possibile.
Solo tre mesi fa l'ex attaccante del Napoli era stato nominato presidente e allenatore della Dinamo Brest, formazione militante nel giovane campionato bielorusso. Accolto – c'è bisogno di dirlo? – come il messia da stampa e tifosi locali, l'argentino si era regalato una dimora da sceicco dal valore di 20 milioni di euro. Ma la Bielorussia non è già un ricordo: nonostante il nuovo incarico Maradona resterà presidente onorario della società dell'Est Europa, ha precisato il suo avvocato Matias Morla. Ora però, ha aggiunto, "una nuova sfida attende Diego, felice di poter tornare ad allenare". E chissà se nella scelta del Messico abbia influito il dolce ricordo del leggendario Mondiale 1986, quello della 'mano de Dios' e del trionfo dell'Argentina trascinata dalle magie del suo Diez. Certo, non mancano le ironie di chi ricorda che lo stato di Sinaloa, affacciato sulla costa del Pacifico, oltre che per le località balneari è celebre per essere sede di un potente cartello della droga, fondato dal celeberrimo 'El Chapo' Guzman. Anche se il rapporto con i messicani non è sempre stato idilliaco: lo scorso giugno, il Pibe li ha fatti infuriare sostenendo che il paese non meritava di ospitare il Mondiale 2026.
Tutto perdonato, per ora. Maradona ripiomba nel calcio latino dopo le non esaltanti esperienze nei paesi arabi. Nel 2011 volò a Dubai, ingaggiato dall'Al-Wasl con uno stipendio da 5,5 milioni di euro a stagione e parecchi benefit, compreso un jet privato. Durò appena un anno: i contrasti con dirigenza e giocatori sfociarono nell'esonero. Dopo una 'pausa' di cinque anni, nei quali tra le altre cose Maradona tentò senza successo la scalata alla Fifa, la chiamata dell'Al-Fujairah, club di seconda divisione degli Emirati Arabi. Maradona mancò la promozione alla Serie A locale e lasciò. Non mancarono le polemiche: si disse che l'argentino, per restare, avesse chiesto un ingaggio quadruplicato.
Inutile sottolineare che l'esperienza più importante da allenatore, carriera dove – al contrario di quella, unica e inimitabile, da giocatore – non è mai riuscito a decollare, Maradona l'ha vissuta alla guida della sua amata Argentina. La sua gestione iniziò nell'ottobre 2008, dopo le dimissioni di Basile. Sotto la sua gestione, la Seleccion strappò la qualificazione per il Mondiale 2010 solo grazie al gol di Palermo nella celebre sfida con il Perù: ma fuori dal campo e fu una quotidiana guerra tra il ct e la stampa che metteva in dubbio le sue qualità da allenatore. In Sudafrica l'Albiceleste partì bene, collezionando tre vittorie e il passagio ai quarti contro il Messico, prima di essere eliminata dalla Germania. Lì si concluse l'avventura da ct del Pibe, non quella da allenatore, una delle sue molteplici vite.
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