Prima avversaria degli Azzurri la Polonia, poi il match con il Portogallo orfano di Cristiano Ronaldo

L'emozione del debutto che si mischia a quella dei ricordi. Il fato ha voluto che lo sfondo del primo impegno ufficiale da commissario tecnico di Roberto Mancini sia lo stesso del suo esordio in Serie A da giocatore. Il Dall'Ara di Bologna: qui, non ancora 17enne, con la maglia dei rossoblù, il futuro numero 10 iniziò la sua luminosa carriera. E venerdì, sempre nel capoluogo emiliano, il 'Mancio' guiderà l'Italia nel debutto in Nations League, il nuovo format che sostituisce le qualificazioni all'Europeo: prima avversaria la Polonia di Lewandowski e Milik.

L'avversaria da cui scatta l'anno zero della Nazionale, cui seguirà il match con il Portogallo orfano di Cristiano Ronaldo. "Quel giorno ero molto emozionato, a 16 anni a quell'epoca era difficile esordire", così il ct in conferenza stampa è tornato con la mente a 37 anni fa, "sarà la prima partita ufficiale con la Nazionale e sarà a Bologna, è chiaro che ci sarà un'emozione speciale e particolare". Il mister azzurro non ha voluto offrire indizi di formazione: "L'ho già decisa, ma mi sembra giusto comunicarla prima ai giocatori. Dopo la dirò a tutti". Con la Polonia posta in gioco subito importante, ma Mancini non teme ansia da prestazione: "Meglio giocare per i tre punti anziché fare amichevoli, può servire in particolar modo a noi che abbiamo tanti ragazzi giovani, anche se sono giovani che giocano nel campionato italiano. Chiaramente l'asticella si alza perché ci sono in ballo tre punti importanti. Poi noi siamo in un gruppo formato da due nazionali in questo momento migliori di noi, penso che sia una cosa positiva". Lo scarso minutaggio nelle gambe del 'pupillo' Balotelli non lo preoccupa: "Dopo tre giornate quasi nessuno è al massimo della condizione. Qualcuno che ha giocato poco nel club giocherà domani, se durante la partita sarà stanco faremo il cambio".

Contro la Polonia si partirà dal 4-3-3 visto nelle amichevoli di fine stagione ma, soffermandosi sul discorso tattico, Mancini ha chiarito di non ritenere "importante il modulo. Conta l'atteggiamento della squadra, che dev'essere propositivo, una squadra che cerchi di attaccare. Non esiste un modulo perfetto per vincere. Giocare e attaccare per vincere dovrà essere la nostra mentalità. Dobbiamo cercare di fare subito il massimo, anche se non sarà semplice. E' un torneo che ci può dare delle soddisfazioni se ci mettiamo qualcosa in più". In Russia la Polonia non ha brillato, ma non è certo avversario da sottovalutare: "E' ormai da anni una delle squadre più forti d'Europa. Ha fatto un grandissimo Europeo, un'ottima qualificazione al Mondiale e una Coppa del Mondo così così. Sarà una partita molto difficile per noi; cercheremo di fare bene, di vincere, affrontando una squadra con qualità tecniche, con giocatori simili a quelli convocati per il Mondiale con qualche giovane in più. Il nostro obiettivo è la qualificazione all'Europeo, partite come quella di domani ci servono ad affrontare squadre che sono più avanti di noi".

Al suo fianco, il neo capitano Giorgio Chiellini. Il difensore della Juventus raccoglie l'eredità di Buffon, e dopo la delusione del mancato Mondiale si è rituffato con entusiasmo nell'ambiente azzurro. "Mi ritengo uno dei capitani di questa squadra, perché ci sono giocatori fuori, come Daniele (De Rossi, ndr), che può essere importante in futuro, e Gigione (Buffon, ndr), ancora in attività. Spero di riuscire a dare una mano. Ci sono tanti ragazzi bravi, giovani che magari posso aiutare con un po' della mia esperienza e l'abitudine a giocare a certi livelli. In questi giorni ho trovato tanto entusiasmo e tanto talento: non è vero che manca. Bisogna crescere e farlo il più in fretta possibile".

Il bianconero ha svelato che inizialmente non era così "sicuro di tornare in azzurro, per mille motivi: l'età prima di tutto. Ma l'ambiente che ho trovato dalla mattina di lunedì mi ha trascinato. In questi giorni si è respirato un clima sereno, ma soprattutto di grande voglia di fare e di andare avanti, senza guardare a quello che è stato". "Mi godo il momento. Spero di essere utile il più a lungo possibile ma – ha assicurato – non sarò mai un problema per questo gruppo o per l'allenatore. Spero di lasciare qualcosa in eredità, ma finché ci sarò darò tutto. Non mi sono mai posto limiti. Sono contento che il mister mi abbia chiamato e di far parte di questo gruppo. Se a ottobre non lo sarò perché ci sono altri che spingono sarò sereno e contento lo stesso. Non mi piace darmi delle scadenze".

L'obiettivo in azzurro, ha concluso, è quello di vivere "alla giornata, le 100 presenze non sono il mio pensiero prioritario. Posso anche finire a 96 o 97 presenze ed essere orgoglioso lo stesso del mio percorso. Quel che sarà lo vedremo con il tempo". 

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