E' andata come pensavano che andasse, al Milan. Fuori dall'Europa per una stagione, senza la possibilità di riabilitarsi a livello internazionale, senza l'opportunità di aumentare gli introiti (botteghino, sponsor, ricavi da risultati, eccetera eccetera) perché la Uefa ha deciso di picchiare duro. Non durissimo. Potevano essere due, gli anni di punizione. E poteva esserci pure una multa salatissisma. Ma già così la botta – alle casse societarie e al morale – è pesantissima, un cazzotto in pieno viso.
Del resto, è noto che (sia pure a fasi alterne) il Governo del calcio europeo tiene molto al fair play finanziario, insomma è risaputo che chi sgarra con i conti paga. E stavolta a pagare è il club rossonero. Quello (per adesso) del magnate cinese Mr Li, dell'amministratore delegato Marco Fassone, del direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, dell'allenatore Rino Gattuso, fino all'ultimo dei tifosi. Pagano, e qui sta la stortura, per fatti non commessi. Perché la scure della Uefa è calata sulla cattiva gestione dell'ultimo Milan (2014-2017), quello amministrato da Adriano Galliani e da Barbara Berlusconi, quello venduto con il closing del 13 aprile 2017 a Mr Li, anzi alla Sport Investment Lux, per 740 milioni di euro.
Di solito le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, stavolta l'antico adagio non funziona e il Milan cinese finisce schiacciato dal peso dei debiti altrui. Per la verità, va anche detto che le grane finanziarie dell'attuale società, il tira-e-molla delle coperture finanziarie, il vendo non vendo con gli acquirenti americani non ha bendisposto i componenti dell'Adjudicatory Chamber del Club Financial Control Body, però 'questo' Milan non aveva e non ha responsabilità. Niente, i rossoneri staranno a guardare alla tv le altre squadre impegnate in Europa League, a cominciare dalla Fiorentina che subentrerà nella competizione continentale. Zero emozioni, zero ricavi. Oltre la beffa, il danno.