Russia 2018, il presidente dell’Islanda: “In Russia non saremo semplici figuranti”

Gudni Johannesson assicura: "Anche se non sarò presente, il mio cuore sarà con la squadra"

"Non abbiamo intenzione di essere dei semplici figuranti". Primo tifoso dell'Islanda nella storica cavalcata ad Euro 2016, il presidente della piccola isola scandinava Gudni Johannesson è fiducioso in vista dello storico esordio di sabato in Coppa del Mondo contro l'Argentina. Il presidente islandese non andrà in Russia, visto che il suo paese ha decretato un boicottaggio diplomatico dell'evento in risposta all'avvelenamento dell'ex spia russa Sergey Skripal e di sua figlia in Inghilterra, un crimine che Mosca nega di aver orchestrato.

Anche se a migliaia chilometri di distanza, il presidente Johannesson è pronto a seguire con grande passione la nazionale ai Mondiali. "Sono impaziente, come tutti gli islandesi penso. Qualificarsi alle finali della Coppa del Mondo è un risultato fantastico. Agli Europei in Francia – dice all'agenzia AFP – abbiamo dimostrato di poter ottenere risultati contro chiunque, quindi affrontiamo questa competizione con ambizioni realistiche ma alte allo stesso tempo, perché se una piccola nazione come l'Islanda, con solo 350.000 abitanti, è riuscita a raggiungere questo traguardo gigantesco, vuol dire che è una delle migliori squadre del mondo".

Johannesson prova quindi a spiegare cosa c'è dietro il successo dell'Islanda. "Ho una passione per lo sport, vengo da una famiglia di sportivi (il fratello è un ex membro della nazionale di pallamano) e ricordo perfettamente la mia prima partita allo stadio Laugardalsvöllur di Reykjavik: era il 1975, l'Islanda giocava contro la Germania dell'Est, abbiamo vinto 2-1. Ma fino a dopo il 2010 abbiamo avuto anni di delusioni. Ci sono stati momenti in cui sembravamo sul punto di svoltare, ma forse è mancato lo slancio e l'intima convinzione di potercela fare. Le cose sono cambiate quando prima Lars Lagerbäck e poi Heimir Hallgrimsson come allenatori hanno dato fiducia ai nostri giovani. Una polita che ha pagato e ora eccoci qui", dice ancora soddisfatto il presidente islandese.

Quindi Johannesson spiega i motivi della sua decisione di non seguire la squadra in Russia, rispondendo alla delusione dei tifosi che gli chiedevano di stare vicino ai giocatori. "Sì, ma il mio cuore sarà con la squadra e con i miei compatrioti islandesi, siamo tutti coinvolti in questa avventura e questo ci dà forza. Possiamo trasformare le dimensioni della nostra piccola società in forza – spiega – le squadre più grandi hanno più scelte nella loro squadra e più giocatori che giocano nei grandi club. Noi non possiamo competere, ma possiamo trarre la nostra forza dall'unità, quindi non importa se non sono in Russia. Io sostengo la squadra ovunque io sia".