Appelli a manifestare, petizioni, ondate di commenti sui social network: la mancata convocazione di Radja Nainggolan per il Mondiale 2018 decisa dal ct Roberto Martinez ha scatenato una rivolta popolare in Belgio. Nelle ore successive all'annuncio della lista dei convocati, nella quale non è incluso il giocatore di Roma, un gruppo di Facebook che ha chiesto di manifestare davanti alla sede della Federazione belga ha raccolto oltre 20mila adesioni. Resta da vedere se i firmatari si recheranno effettivamente allo stadio 'Re Baldovino'. Una petizione è stata firmata anche da diverse migliaia di persone mentre i commenti sui social e sui forum dei media belgi sono furiosamente critici nei confronti dell'allenatore spagnolo. Lo stesso Martinez aveva anticipato l'ondata di proteste dichiarando in conferenza stampa che la sua scelta era "triste e difficile" perché Nainggolan è "un giocatore molto popolare e di alta classe". Il ct ha giustificato la sua decisione con "ragioni puramente tattiche" che non hanno convinto gli osservatori. "Siamo l'unico paese che rinuncia ad uno dei migliori giocatori del mondo. Non è così che diventeremo campioni del mondo", ha dichiarato l'ex nazionale Philippe Albert, ora commentatore tv.
Il "Ninja" – "Vivere un Mondiale è stato il mio sogno sin da bambino e ora mi è stato portato via. Non me lo meritavo". Radja Nainggolan esprime così tutta la sua delusione. La decisione del ct Martinez ha convinto il centrocampista della Roma a dare addio alla nazionale. "E' abbastanza, il mio addio ai Diavoli Rossi è ormai segnato, non ho intenzione di continuare a combattere", ha spiegato il giocatore in un'intervista al sito belga Hnl. "Avevo già programmato in anticipo di fermarmi se non mi fosse stato permesso di andare al Mondiale. È vero – ha proseguito – che l'anno scorso ho anche pensato di non rendermi disponibile, ma poi ho sperato ancora di poter partecipare".