Un addio alla Nazionale e alla Juventus, almeno con i guantoni e la fascia di capitano addosso, ma non al calcio. Forse. Gigi Buffon abbasserà per l'ultima volta la saracinesca della porta bianconera che per tanti anni ha difeso sabato nella partita casalinga contro l'Hellas Verona, in un match che assumerà i contorni della festa per celebrare il settimo scudetto consecutivo della Vecchia Signora ma anche il saluto definitivo, almeno sul campo, tra il campione di Carrara e i suoi tifosi. Un addio programmato da tempo – Szczesny difenderà i pali nella prossima stagione dopo un anno da 'scudiero' – ma non per questo meno emozionante. Non potrebbe essere altrimenti d'altra parte per un portiere che ha fatto la storia del calcio italiano oltre che della sua squadra di club negli ultimi vent'anni. Ed è per questo che la voce di 'Supergigi' è spezzata e visibilmente commossa, dopo l'introduzione di Andrea Agnelli fatta di numeri e sentimenti, di record e ringraziamenti, al momento di fare il tanto atteso annuncio.
"Sabato sarà la ultima partita con la Juventus, credo sia il modo migliore per finire questa grandissima avventura, con altre due vittorie secondo me importanti", ha esordito Buffon nella conferenza stampa convocata all'Allianz Stadium, alla quale ha presenziato tutto lo stato maggiore del club bianconero, da Paratici a Marotta fino a Nedved, compreso Giorgio Chiellini, colui che dal prossimo anno raccoglierà il testimone di Buffon come capitano e come uomo simbolo della Juve. "La mia paura era quella di arrivare alla fine della mia avventura da sopportato o da giocatore che aveva fuso il motore – ha proseguito il capitano bianconero – Posso dire che non è così e sono veramente orgoglioso di aver potuto esprimere fino a 40 anni non dico il mio meglio, ma di aver espresso sempre delle prestazioni all'altezza del mio nome e della Juventus. Questa è la più grande gratificazione, per questo arrivo a questo saluto davvero felice e sereno, non è scontato per uno sportivo".