Negli spogliatoi è festa grande ma è anche un'atmosfera quasi irreale in cui i giocatori, tra canti e balli sfrenati da tifosi, sembrano tentare di rendersi conto, di realizzare quale impresa hanno realizzato in questa magica notte di aprile. Ecco Manolas, greco di Roma, che sarà ricordato per decenni per quel colpo di testa in controtempo che ha scolpito un sogno nella realtà: "Non mi interessa entrare nella storia della Roma, mi interessa che la squadra è andata in semifinale di Champions battendo una grandissima del calcio come il Barcellona. All'andata ci hanno negato due rigori, ma stasera abbiamo dimostrato che la Roma c'è, può giocarsela e battere chiunque: ci abbiamo creduto fino in fondo e se abbiamo il nostro pubblico a sostenerci nessuno può batterci. Abbiamo bisogno di loro".
Ed ecco Daniele De Rossi, saggio di anni e di esperienze. Cerca di mantenere la calma, di analizzare. Ma gli ridono troppo gli occhi: "Sono contento anche per me stesso, che a 34 anni ho raggiunto un grande traguardo, ma anche per tutti i giovani che indossano questa maglia da poco. È una della gioie più belle da quando sono qui. Un trionfo, anche se siamo ancora ai quarti: per la dimensione della Roma, per la nostra storia, è qualcosa di incredibile. Ma ora non dobbiamo pensare di aver fatto un miracolo, dobbiamo continuare a giocarci questa competizione per cercare di arrivare fino in fondo – ha aggiunto il centrocampista – La partita dell'andata, nonostante il risultato, già ci aveva fatto capire che tra noi e loro non c'era un grande distacco e oggi un pizzico di fiducia ce l'avevamo. Quel qualcosa in più poi ce l'ha messa il mister, che ha stravolto la formazione, inculcandocela in soli tre giorni e indovinandola".
Eusebio Di Francesco, ha vissuto la serata che sognava. Ha messo su una squadra nuova e diversa inculcandola in tre giorni nella testa dei giocatori. Soprattutto, ha fatto a fettine il supponente Valverde: "Questa vittoria è il giusto premio al lavoro che stiamo facendo. Noi puntiamo alla finale, perché non dovremmo crederci? Ora Kiev è il nostro obiettivo, non dobbiamo e non vogliamo accontentarci". Di Francesco, dunque, punta dritto alla finale. "Ci credevamo veramente ed è giusto che abbiamo gioito in questo modo in spogliatoio, ma subito dopo ai ragazzi ho detto che domenica c'è il derby: la forza di questo gruppo è che guarda avanti, non indietro – ha aggiunto ai microfoni di Premium Champions – Sono felice soprattutto per loro, per la mentalità: abbiamo lavorato molto su questo, sulla capacità di essere aggressivi. Questo nuovo sistema di gioco ci ha detto bene, ma è la filosofia che ho inculcato nella testa di questi giocatori che mi rende orgoglioso, perché è nella testa che bisogna migliorare prima che nelle gambe".
Ed ecco Edin Dzeko, autore di una partita monumentale coronata dal gol e dal rigore che Pique ha dovuto commettere per fermarlo. Il bosniaco, ancora una volta, ha dimostrato attaccamento alla maglia e di avere davvero nel cuore la Roma: "Questa vittoria è il giusto premio al lavoro che stiamo facendo. Noi puntiamo alla finale, perché non dovremmo crederci? Ora Kiev è il nostro obiettivo, non dobbiamo e non vogliamo accontentarci. Nessuno credeva in noi e invece siamo in semifinale, ora l'obiettivo è la finale: sono contento di guardare il sorteggio e vedere la mia Roma lì – ha aggiunto l'attaccante bosniaco ai microfoni di Premium Champions – Perché non riusciamo a trasferire questa grinta anche in campionato? Non so che dire: noi non siamo contenti, perché abbiamo perso troppi punti specialmente in casa. Sono rimaste sette partite e dobbiamo subito riprenderci, a cominciare dal derby che è un match fondamentale. Come mi sono trovato con Schick? È ancora giovane, deve crescere, ma ha fatto una buona partita: mi sono trovato molto bene".
In una serata come questa, non può mancare il punto di vista di Francesco Totti. Il "pupone", quest'anno ha parlato poco. Ora si limita a qualche parola, piena di emozione: "È per momenti come questo che è bellissimo vivere per questi colori! Daje Roma".