Intervista a Repubblica. Parla del futuro: "Ne discuterò in società". Non esclude il ruolo di allenatore: "Non in un club. Mi piacerebbe una nazionale"

"Io in politica con Sgarbi? Vittorio mi è simpatico. La nostra amicizia è cominciata dopo lo scambio di alcuni messaggi. Al netto di intemperanze e provocazioni ho imparato a stimarlo per la sua genialità anche se dovrebbe allenarsi alla moderazione. Dopo il caso di George Weah non è stato l'unico a chiedermelo". Questa la rivelazione di Gigi Buffon, intervistato in esclusiva da Repubblica in occasione dei suoi 40 anni. "Chi vivrà vedrà, non allontano a priori l'amaro calice, nonostante qualcuno abbia detto, mi pare, che in politica anche un angelo diventa una sgualdrina", ha aggiunto portiere della Juventus.

"Incontrerò presto il presidente Andrea Agnelli e ne parleremo. Voglio il bene della squadra, capire che tipo di vestito posso indossare, se la Juventus pensa che io possa essere ancora importante". "Mi piacerebbe, ma la soluzione migliore va trovata con la società. Dobbiamo costruire assieme, se possibile, un percorso logico e condiviso. Certo è che non voglio diventare un problema né per la Juve né per i miei compagni", ha aggiunto il capitano bianconero.

Alla domanda se fosse disposto ad accettare anche un'alternanza tra i pali con Szcsesny, Buffon ha replicato: "Ho sempre dato spazio agli altri. Sono contento per Tek. È un grande portiere e se dovessimo vincere il campionato gran parte del merito sarà suo. Come suo sarà il futuro". Ma se Agnelli opponesse un rifiuto, SuperGigi non andrebbe da un'altra parte. "La Juve o nulla", ha detto lapidario.

"Cosa farò quando smetto? Ancora non ci ho pensato" ha proseguito il grande portiere rispondendo alle domande del vice direttore Dario Cresto Dina a Vinovo: "Qualche giorno fa ho chiesto consiglio a Lippi. Ci siamo sentiti al telefono. Prenditi un anno sabbatico, mi ha detto Marcello, guarda il mondo del calcio dall'esterno e con un po' di distacco, cerca di capire che cosa ti interessa veramente", ha aggiunto. "Non cerco un porto sicuro, meglio avere addosso un po' d'ansia. Ho sempre convissuto con la paura, invecchiando ho imparato a tenerla a bada, sono diventato più umile. Dopo, mi rimetterò a lavorare.Tutto qui", ha proseguito. Su un possibile futuro da allenatore, magari sulla panchina della Nazionale. "Se succederà non sarò l'allenatore di un club. Un incarico da ct non mi dispiacerebbe. È un impegno stimolante, con una responsabilità istituzionale e educativa", ha ammesso. "Se mi sto candidando? No. Ho detto che mi piacerebbe fare il ct di nazionali, non degli azzurri", ha concluso.

 

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