Addio Angelillo, goleador di razza: nel 1958-59 segnò 33 reti in serie A

Origini argentine. Con Sivori e Maschio faceva parte degli "Angeli con la faccia sporca". Una ballerina gli fece perdere la testa

E' morto venerdì scorso in ospedale a Siena, Antonio Valentin Angelillo, grande calciatore degli anni 50. Aveva 80 anni. Giocò nell'Inter, nella Roma, nel Milan, nel Genoa e nel Lecco. Era il primatista di reti segnate in un campionato (a 18 squadre): nella stagione 1958-59, con la maglia nerazzurra segnò 33 reti in 33 partite record superato da Gonzalo Higuain nel 2012-2013 con 35 reti (ma in 36 partite). Quindi Angelillo è l'unico calciatore ad aver segnato una rete a partita in tutte le gare giocate (ne saltò una) di un campionato di serie A.

Era nato in Argentina a Buenos Aires il 5 settembre del 1937. Aveva un nonno lucano (di Rapone) e per questo venne naturalizzato italiano come "oriundo" e giocò anche due partite nella nazionale italiana dopo averne giocate undici in quella argentina. Quando smise di giocare, nel 1969, intraprese la carriera di allenatore, ma non andò mai oltre la serie B con squadre come Palermo, Pescara, Arezzo e Mantova.

Con Humberto Maschio (che giocò in Italia nell'Atalanta, Bologna, Inter e Fiorentina) e Omar Sivori (Juventus e Napoli), Angelillo faceva parte degli "angeli dalla faccia sporca" questi straordinari ragazzi che, nel 1957 fecero grande la nazionale argentina vincendo la Copa America in Perù. Dei tre, Sivori, famoso per i calzettoni calati "alla cacaiola" come diceva Gianni Brera, ebbe certamente la carriera più splendente e densa di successi, ma Angelillo, fu quello che fece sognare di più i tifosi e le donne. E, forse, fu proprio l'amore per Ilya Lopez, una ballerina (il vero nome era Attilia Tironi) che gli fece perdere la testa, a determinare il declino della sua carriera. Quando arrivò all'Inter aveva 20 anni: in quattro anni giocò 113 partite con la maglia nerazzurra segnando 68 reti. Poi passò alla Roma dove giocò 106 gare con 27 gol. Nelle esperienze successive (Milan e Lecco) mise insieme 36 presenze con appena 3 gol. Un po' meglio fece nell'ultimo anno (68-69) al Genoa con 5 reti in 22 presenze. Era un giocatore estroso e potente nonostante non fosse molto alto, capace di segnare un po' in tutti i modi.

Finito di giocare stabilì la sua residenza ad Arezzo, città a cui è sempre stato legatissimo. Ha lavorato come osservatore per l'Inter in sudamerica. Tra le sue "scoperte" Javier Zanetti e Cordoba.