Missione compiuta, la Juventus approda agli ottavi di Champions League andando a vincere ad Atene, su un campo che non è mai (stato) agevole per nessuno, anche se la differenza di valori con l'Olympiakos è parsa subito netta. In fondo, non era la serata giusta per esercizi di stile fini a se stessi, contava portare a casa la qualificazione e basta: era quello che volevamo tutti, dal presidente Agnelli all'ultimo dei magazzinieri; è quello che consente ai campioni d'Italia di scollinare un ostacolo delicatissimo e di guardare al 2018 con ritrovata serenità, in attesa del big match di sabato sera contro l'Inter, un confronto che potrebbe rivelarsi determinate per lo scudetto.
Intanto l'Europa, per adesso, è al sicuro. Un tocco di Cuadrado dopo 15 minuti di scaramucce, su assist di Alex Sandro, ha messo la squadra di Allegri nella condizione di gestire il match e di guardare senza ansia all'esito della gara del Camp Nou tra Barcellona e Sporting. Poi, a ridosso del fischio finale, è giunto il raddoppio di Bernardeschi. Non per questo l'allenatore bianconero è stato calmo in panchina: le sue urla hanno fatto da sottofondo alla contesa, quasi un leitmotiv in capo a una stagione fatta di alti e di bassi, di impennate e cadute. Allegri si è sbracciato, ha sbraitato, ha richiamato il gruppo alla massima attenzione, si è infuriato quando a pochi minuti dalla conclusione Ben Nabouhane ha centrato la traversa: ci mancava un altro blackout a rendere più complicato ciò che semplice non era.