Oltre ai numeri da record per fatturato, ricavi e scudetti conquistati con frequenza da killer seriale, l'assemblea degli azionisti della Juventus è servita al presidente Andrea Agnelli per fissare alcuni punti fermi del presente e del futuro. Oltre che per assestare un ceffone gratuito ad Antonio Conte attraverso l'elogio aziendale di Massimiliano Allegri di cui non si avvertiva la necessità. Del ceffone, ovvio, non dell'elogio. Amen, del resto scagli la prima pietra chi non ha mai compiuto uno sbaglio.
Agnelli ha delimitato il perimetro entro il quale lavorerà nei prossimi mesi, anzi nei prossimi anni. Perché parlando di Fifa, di Uefa, di calendari da rimodulare, di finestre per le nazionali e di management ancora affamato, ha messo a tacere le voci che lo danno per partente nel 2018, una data – per chi sa – non proprio a caso. Agnelli, insomma, ha riconfermato Agnelli, presumiamo con il beneplacito di Exor e di John Elkann. Il presidente-statista si è posto l'obiettivo di creare i presupposti affinché possa nascere una lega europea, o una superlega, se preferite: progetto comunque non semplice da realizzare. Ma la nomina a capo dell'Eca in fondo lo aiuta, anche se lo sfilerà – assieme ad altre passioni – un po' di più alla Juventus medesima. Che, però, dopo otto anni vissuti intensamente e una struttura organizzativa ben oliata può pure stare in piedi da sola.
Pavel Nedved è una garanzia assoluta, così come lo è Fabio Paratici, i primi e unici consigliori del presidente sotto il profilo tecnico. Lungo quest'asse (Agnelli-Nedved-Paratici) si svilupperanno le strategie per mantenere alto lo standard di competitività della squadra, che attualmente è terza ma che sembra sia in fase di rilancio. L'ultimo mercato non è stato entusiasmante, ma la perfezione non esiste. Più della Champions League, a quanto pare un sogno mostruosamente proibito per dirla alla Fantozzi, nel mirino di Agnelli c'è un altro scudetto, il settimo consecutivo. E la Coppa Italia, target decisamente più abbordabile della Coppa con le Grandi Orecchie. E anche questo 'volare molto basso' dà il senso del disincanto di Agnelli che ha pure sfiorato il tema pelosissimo degli ultrà, assestando il secondo ceffone della giornata alla Procura federale "su cui non è opportuno che mi esprima pubblicamente". Un buffetto, dai, non un ceffone.