A sei minuti dalla fine, quando si allungavano spettri sinistri sul futuro della Juventus in Champions League e probabilmente non solo, Mario Mandzukic ha buttato dentro un pallone liberatorio che gli ha servito Douglas Costa entrato in campo da pochi istanti. Così i campioni d'Italia hanno conquistato la seconda vittoria di fila in Europa ed addolcito i giudizi su un prestazione che, a prescindere dal risultato, non può essere materia per riflessioni positive.
Il malessere persiste, il gioco rimane sincopato, alcuni personaggi sono in cerca d'autore e di se stessi, non tutte le scelte dell'allenatore convincono. Un momentaccio? Lo capiremo presto, anche se contava solo vincere e, in fondo, l'obiettivo è andato a segno. Non è stata una bella Juventus, anche se rispetto alle ultime, inquietanti uscite qualcosa di più e di meglio si è notato qua e là, in particolare a livello di occasioni da gol.
D'altronde, aver rispolverato il 4-2-3-1 ha consentito alla squadra di Allegri sbandamenti controllati e il recupero di equilibri antichi, malgrado la tenuta della difesa abbia sollevato più di una perplessità. E non solo per il gollonzo (un'autorete di Alex Sandro figlia di una cavolata di Benatia e di un'altra cavolata di Alex Sandro medesimo sul guizzante Martins) che dopo 12 minuti ha spostato la ragion d'essere della partita, ma per una serie di situazioni che hanno visto lo Sporting nella condizione di poter creare difficoltà a Buffon.