Il presidente Fifa Infantino più volte si è espresso con prudenza sulla scelta adesso dovrà prendere una posizione 'bianca o nera'
Per un Paese che tra cinque anni dovrebbe ospitare i Mondiali di calcio l'isolamento da parte delle nazioni confinanti può essere considerato una grana grande e grossa. L'ultima e non trascurabile grana: perché non si tratta solo di una rottura a livello diplomatico bensì di una spaccatura all'interno della lega araba. Con tutte le conseguenze del caso.
La candidatura del Qatar aveva già generato molte perplessità di carattere logistico e aveva sollevato uno scandalo di dimensioni considerevoli: adesso la situazione rischia di avvitarsi ancora di più su se stessa. Organizzare una manifestazione così importante in un paese mediorientale significa infatti andare incontro a una sorta di capovolgimento della tradizione: impensabile giocare a giugno e luglio, per colpa di temperature che sarebbero proibitive; ragionevole pianificare l'evento tra novembre e dicembre ma squassando calendari e abitudini. Eppure qualsiasi esigenza è sacrificabile sull'altare pagano del denaro. E a Doha in quanto a denari non ci sono problemi di alcun tipo. Ma gli interessi potrebbero essere schiacciati da altri interessi, di carattere politico.
Il Mondiale in Qatar è l'ultimo 'regalo' di Joseph Blatter, il colonnello svizzero ex presidente della Fifa. Un regalo di cui molti avrebbero fatto a meno. Un regalo che è sfociato in un clamoroso caso di corruzione e che ha messo lo stesso Blatter alla porta. La buriana sembrava passata, eppure ora che si sono interrotte le relazioni diplomatiche con Arabia Saudita, Emirati e Bahrein, ora che le frontiere si sono chiuse con l'accusa di supportare gruppi terroristici, ora che le ambasciate stanno per svuotarsi, torna caldissima la questione sull'opportunità 'strategica' dei Mondiali qatarioti. E' vero che di qui al 2022 devono trascorrere molti anni, però la sensazione che si percepisce è una brutta sensazione.
Il "magari anche no" comincia a prendere il sopravvento su chi si era reso disponibile a battere una pista nuova e remunerativa al prezzo di stravolgimenti epocali. Il presidente Fifa, Gianni Infantino, più volte si è espresso con prudenza sui Mondiali in Qatar, adesso però dovrà prendere una posizione 'bianca o nera', il grigio non è ammissibile.
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