"Sto bene. Sono felice. È un annetto che ho ricominciato a sentirmi un calciatore fino in fondo"

Spalletti "è stato l'allenatore che mi ha condizionato di più. Ho cominciato a vedere il calcio con gli occhi di questo allenatore. Ed è un bel vedere. Al di là di che cosa farò io, al di là che a volte ha un carattere difficile, la Roma dovrebbe fare di tutto per trattenerlo perché sarà più forte". Lo dice il centrocampista giallorosso Daniele De Rossi, uomo copertina del numero 15 di 'Undici', in edicola a partire dal 6 aprile. Sul fatto di sentirsi ancora importante, il romanista non ha dubbi: "Sto bene. Sono felice. È un annetto che ho ricominciato a sentirmi un calciatore fino in fondo. Un calciatore di livello alto. Vero". Riguardo il contratto con la Roma in scadenza a giugno, De Rossi temporeggia: "È una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società. Ma non ci penso. Ma voglio continuare a giocare ancora per un po'".

Il centrocampista ha poi parlato del senso di appartenenza alla Roma: "Vivere senza Roma sarebbe stata una cosa che mi avrebbe fatto più male del non aver vissuto un Real Madrid-Barcellona, o di non aver calcato gli stadi inglesi più belli, di non aver vinto determinate cose". Quindi ha rievocato la stagione sotto la gestione Zeman, "è stata difficile, è stata la prima in cui ho giocato di meno, non mi sentivo indispensabile. Non credo che Zeman sia un disonesto. La sua carriera e la sua storia parlano per lui, ha dimostrato spesso di avere una grande rettitudine, non vedo perché con me l'avrebbe dovuta compromettere". Sul rapporto con Totti, ha aggiunto: "Io mi sono permesso in questi 16 anni un lusso che a Roma si sono permessi in pochi: viverlo non solo come un idolo. Stare tutti i giorni con lui ti porta a vivere come una cosa normale l'essere accanto a un calciatore che non è normale. Rimane l'infervoramento che ho sempre avuto per il calciatore, ma l'ho sempre trattato come un mio compagno qualunque". Il giallorosso ha poi raccontato del rapporto con i tanti allenatori avuti in carriera: "Avere Capello da allenatore da giovane è stato fondamentale. Ti forgia. Ha avuto una passione per me come calciatore e forse è stata la più grande fortuna della mia vita".

Con Claudio Ranieri "ho vissuto la stagione più esaltante. Un allenatore di campo, preparato tatticamente, ma che in campo non si inventa l'acqua calda. E un grandissimo motivatore". Parole di elogio poi per Antonio Conte: "Mi ha folgorato. Io amo le persone dirette. Amo chi dice la verità. Tatticamente è un mostro. È un animale da campo. Non è facile essere un suo giocatore, ma è bello esserlo". Tra i progetti del futuro, il centrocampista non esclude di tentare la carriera da allenatore: "Potrebbe essere una cosa che mi piacerebbe fare. Non subito, ma con i tempi giusti mi potrebbe interessare. Ho avuto due tra i dieci allenatori migliori del mondo: Spalletti e Conte. Il terzo è Luis Enrique. Con un altro, Guardiola, ho giocato, e se dovessi prendere una panchina chiederei di andare a guardarlo per imparare".
 

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