Il brasiliano oggi a Milano per presentare il film che porta il suo nome

Un giocatore di oggi che mi piace? E' molto difficile dirlo. Mi piace molto Messi: oggi è il giocatore che preferisco. Lo stile di Messi è completamente diverso da quello di Cristiano Ronaldo. Neymar è anche uno dei più bravi, ma ogni giocatore è differente dall'altro" ha detto Pelé durante la conferenza stampa, nella Sala Buzzati di Milano, di presentazione del film che porta il suo nome, da domani in uscita nelle sale italiane.

MESSICO 70. "Nel 1970 in Messico (vittoria contro l'Italia in finale, ndr) è stato il momento più importante della mia carriera. In Messico ero un giocatore con esperienza, sapevo che sarebbe stato il mio ultimo Mondiale, ne ero cosciente. Questo, forse, è stato il momento più importante" ha detto il brasiliano a chi gli chiedeva se la vittoria contro la Svezia nel Mondiale del '58 sia stata la partita più importante della carriera. "Senza dubbio – ha aggiunto – per quanto riguarda l'inizio della mia carriera quella con la Svezia sì. Ero matto, avevo 17 anni. Quando sono arrivato in Svezia, pensavo che tutti avrebbero saputo chi fossimo, ma nessuno lo sapevo. Arriviamo noi e a nessuno frega niente. I giornalisti mi dicevano: 'Pelé, arrivi dall'Argentina? Dall'Uruguay? Da dove vieni?'. Per me quello è stato un momento molto, molto importante per me e per il Paese. Prima non ci conoscevano, poi hanno iniziato a conoscerci", ha concluso O Rei.

"CALCIO COME MUSICA". "Oggi ci sono tanti bravi calciatori, ma il gioco oggi è un po' più chiuso, si sta di più sulla difensiva ed è difficile tirar fuori le qualità dei giocatori" ha precisato il campione. "Difficile da spiegare – ha aggiunto – ma la ginga (passo base della capoeira ovvero la classe innata, ndr) è una cosa personale che si ha dentro di sé. Siamo tutti diversi: gli sguardi che diamo ai nostri compagni in campo sono tutte cose personali. Quando vai allo stadio, non vedi solo una partita ma uno spettacolo di artisti. È un po' difficile avere tutte queste cose insieme in un solo giocatore. Come in musica, un bravissimo musicista non è identico ad un altro bravissimo musicista", ha concluso O Rei.
 

"BRASILE? A ULTIMO MONDIALE HO QUASI PIANTO".  "Se il Brasile di oggi può riscattarsi con la Coppa America del centenario? E' facile parlare dell'ultima Coppa del mondo che è stato un disastro e nessuno ci avrebbe scommesso" ha precisato Pelè. "Secondo me – ha aggiunto – la Germania era la squadra migliore e abbiamo subito 7 gol. Nell'altra partita che il Brasile che ha perso 3-1 con la Colombia, pochi ne hanno parlato. Questo è il calcio, difficile spiegare come sia stato possibile questo disastro. Quando avevo 10 anni, ho visto mio padre piangere per una sconfitta del Brasile come il 'Maracanazo'. Anche mio figlio mi ha visto quasi piangere: ero a Rio ad assistere al match. La storia si ripete. I due Mondiali che abbiamo giocato in Brasile li abbiamo persi: non c'è spiegazione", ha concluso O Rei.

IL MILLESIMO GOL.  "Se il gol più importante che ho fatto è il millesimo? Sì, tirare un rigore è facile. Nella mia carriera ho fatto 1283 gol, però l'unica occasione in cui mi sono tremate le gambe è stato il proprio millesimo gol al Maracanà" ha precisato l'ex calciatore. E, a chi gli chiedeva invece quale sia stata la rete più bella della sua carriera, O Rei ha risposto: "Il gol più bello in assoluto è stato quello che ho fatto con il Santos contro la Juventude a San Paolo. È quello che mi è piaciuto di più: ho fatto quattro sombreri uno in fila all'altro. Il secondo gol più bello? Quello con la Svezia in finale, è stato simile".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata