L'allarme degli esperti sullo scioglimento del permafrost

L’anticiclone africano Nerone ‘infiamma’ anche la Marmolada: +18 gradi alla stazione di rilevamento meteo posta a 2.606 metri, +14,3 gradi a Punta Penia, a 3.434 metri d’altezza. E sotto la Regina delle Dolomiti l’acqua di fusione scorre come un fiume in piena. Colpa del caldo torrido e dello zero termico che è schizzato sopra i 5mila metri. “E’ un rumore inquietante quello dell’acqua che mangia il ghiacciaio – dice Carlo Budel, storico rifugista di Capanna Punta Penia, la sentinella delle Dolomiti -. Proprio come l’anno scorso quando ci fu la tragedia del 3 luglio”. Una giornata di sole, con il termometro a +10 gradi. E poi attorno alle 13.40 il collasso improvviso di parte del ghiacciaio. Un gigantesco seracco ha collassato a 300 chilometri all’ora uccidendo 11 alpinisti. Evento non determinabile dall’uomo, secondo la procura di Trento.

Ma l’innalzamento delle temperature preoccupa al punto che la Protezione civile del Trentino ha emesso un’apposita allerta per gli escursionisti, intimando la massima attenzione e la consultazione dei bollettini meteo prima di intraprendere qualsiasi ascesa sulla Marmolada. Intanto, il Servizio prevenzione rischi della Provincia ha iniziato i sorvoli perlustrativi sul ghiacciaio e assicura che il monitoraggio “è costante. In caso di anomalie scatteranno provvedimenti immediati”. Se la Marmolada soffre, gli altri ghiacciai del Trentino non se la passano meglio. “Lo stato di salute dei ghiacciai è critico – dice a LaPresse Cristian Ferrari, presidente della Commissione glaciologica della Società alpinistica tridentina, alla luce di uno studio iniziato nel 2016 e che ora potrà contare sul sostegno di Surgiva -. Nel 2022 l’Adamello, il ghiacciaio più imponente del Trentino, è arretrato di 140 metri contro i 10-15 metri annui degli anni scorsi“.

Ferrari sottolinea che “lo scopo della ricerca era di capire, senza andare di persona sul posto a causa delle ampie superfici e dei luoghi poco accessibili, quanto la superficie dei nostri corpi ghiacciati stia diminuendo nel tempo, e le ricadute sull’ecosistema e sulla disponibilità di acqua. Per arrivare alle conclusioni abbiamo utilizzato una serie di immagini dei satelliti ‘Sentinel’ dell’Ente spaziale europeo, dotati di apposite telecamere multispettrali. Le analisi sui vari spettri di colore hanno permesso di distinguere gli strati di neve, neve parzialmente compattata, ghiacci perenni e roccia, altrimenti invisibili all’occhio umano”.

Per Ferrari i risultati sono allarmanti in quanto “se nel 2015 il ghiacciaio dell’Adamello si estendeva su 1.414 ettari di superficie, nel 2022 erano 1.373”. In cattivo stato di salute anche i ghiacciai di Lares che ha perso 95 ettari, La Mare con -49 ettari, Presanella con -52 ettari, Nardis con -35 ettari, Marmolada con -53 ettari. “Il grande caldo colpisce più parti della montagna – aggiunge Ferrari -. Ciò che preoccupa non è solo la fusione dei ghiacciai ma anche la fusione del permafrost, cioè quella parte di terreno che dovrebbe essere perennemente ghiacciato e invece si scioglie e provoca scariche più frequenti di sassi. Soprattutto nel pomeriggio. Con il caldo l’evento si può amplificare. Dunque, si deve porre attenzione a dove si va”. 

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