"Mi sono alzato e messo a progettare", raccontava intercettato a Khachia Abderrahmane, anche lui finito in carcere oggi

Colpire l'ambasciata di Israele a Roma. Era questo l'obiettivo del pugile Moutaharrik Abderrahim, arrestato questa mattina a Lecco con l'accusa di terrorismo internazionale, assieme ad altre tre persone fermate tra Piemonte e Lombardia. "Mi sono alzato e messo a progettare", raccontava intercettato a Khachia Abderrahmane, anche lui finito in carcere oggi. "Voglio picchiare", specificava l'atleta, riferendosi alla possibilità di colpire "Israele a Roma", precisando poi "l'Ambasciata". È quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano Emanuela Cannavale.

 L'intercettazione è del 6 febbraio. A parlare sono gli aspriranti terroristi Moutaharrik e Khachia. I quali, si legge nell'ordinanza del gip di Milano, "chiariscono i loro sentimenti di assoluta avversione verso l'Occidente e tutti i miscredenti", specificando di avere "maturato l'idea di commettere atti di terrorismo in Italia". Il disegno del pugile "per compiere un attentato all'Ambasciata di Israele in Roma", secondo quanto emerge dalle indagini, era più che un'intenzione. Moutaharrik, nella stessa intercettazione, chiarisce all'interlocutore "di avere contattato un soggetto albanese per procurarsi le armi".

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