Gli scatti dopo la riunione sindacale alla quale aveva partecipato l'11 dicembre scorso

In alcune fotografie scattate da uno sconosciuto potrebbe esserci una delle chiavi della morte di Giulio Regeni, ucciso al Cairo. Tre ricercatori italiani dell'America University del Cairo, amici del ragazzo friulano che studiava nello stesso ateneo, sono stati sentiti oggi dal pm Sergio Colaiocco che indaga sull'omicidio del giovane. I tre, si apprende, hanno raccontato che dopo la riunione sindacale alla quale aveva partecipato l'11 dicembre scorso Giulio era spaventato: durante l'incontro era stato fotografato da una persona che non sembrava interessata alla riunione è che si era trattenuta solo il tempo di scattargli qualche foto.

L'uomo, aveva raccontato Giulio agli amici, era arrivato a incontro iniziato e si era trattenuto in disparte rispetto ai fotoreporter presenti. Poi aveva scattato qualche fotografia di Giulio, unico occidentale all'incontro ed era andato via. Il fotografo misterioso era "fuori contesto" e non apparteneva al sindacato aveva raccontato Giulio. Pochi giorni dopo, il dicembre, l'articolo sul sindacato egiziano di Giulio è stato pubblicato, sotto pseudonimo, su Nena News, agenzia specializzata sul vicino oriente. Giulio tornò per le vacanze natalizie in Italia e al ritorno in Egitto le paure erano passate. Lui e i suoi amici erano concentrati sul 25 gennaio anniversario di Piazza Tahrir dopo il quale tutti speravano l'atmosfera diventasse più serena.

Secondo gli inquirenti dalle testimonianze di oggi potrebbe essere uscito un primo tassello importante. Proprio l'incontro dell'11 dicembre e il successivo articolo pubblicato il 14 nel quale Giulio aveva fatto espliciti riferimenti alla riunione di tre giorni prima, potrebbero infatti aver messo il giovane in serio pericolo. Quella era la prima riunione dei sindacati indipendenti urbani da due anni a questa parte è la presenza di Giulio di certo non è passato inosservata. Secondo gli inquirenti il fatto lascia ipotizzare che quanto successo a Giulio sia stato determinato anche da quei due eventi. Anche perché non emergono elementi che possano ricondurre la morte di Giulio a una rapina, né ad attività illecite. Gli amici del giovane hanno confermato davanti al pm che il ragazzo faceva una vita molto ritirata tra casa e università. L'American University del Cairo fu uno dei poli attorno al emersero, cinque anni fa, le rivendicazioni che portarono alla rivoluzione di piazza Tahrir.

 

'ORA ABBIAMO PAURA'. Sono impauriti e per il momento non se la sentono di tornare in Egitto i tre amici di Giulio Regeni, ricercatori come lui presso l'American University del Cairo. I tre giovani, che domani parteciperanno ai funerali nel Comune di Fiumicello, sono stati sentiti oggi dal pm Sergio Colaiocco titolare dell'inchiesta sull'omicidio del giovane. Pur conoscendo la difficile situazione dell'Egitto, hanno riferito, nessuno di loro ha mai avuto consapevolezza di essere oggetto di particolari controlli. Fino a che Giulio ha raccontato loro di aver partecipato a una riunione sindacale nella quale era stato fotografato da uno sconosciuto. I tre giovani ricercatori nell'ambito di progetti di studio europei, hanno aiutato gli inquirenti a capire il tipo di attività che Giulio faceva presso l'American University del Cairo, in particolare sui movimenti sindacali indipendenti urbani. Appoggiandosi all'ateneo Giulio studiava la situazione socioeconomica egiziana e il ruolo che avevano i sindacati.

 

 

 

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