L'ex marito di Anna Falchi in manette insieme al collega Mirko Coppola

I finanzieri del Comando provinciale della guardia di finanza di Roma, hanno arrestato, questa mattina, gli imprenditori romani Stefano Ricucci e Mirko Coppola.
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, su richiesta della procura dopo indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma. Secondo gli inquirenti, le fatture false, per importi complessivamente superiori al milione di euro, sarebbero state, per Ricucci, lo strumento per ottenere un'ingente liquidità finanziaria.
 

 In particolare, gli inquirenti hanno posto l'attenzione sull'acquisto, effettuato da un commercialista di Milano, Filippo Bono, di alcune posizioni creditorie vantate da società apparentemente terze nei confronti della società fallita che sono state poi rivendutenuovamente a Stefano Ricucci. In tale contesto, Coppola Mirko, anch'egli indagato per false fatturazioni, avrebbe messo in contatto il commercialista milanese con Ricucci. Tra le posizioni creditorie acquisite vi è un credito Iva pari ad oltre 20 milioni di euro, vantato dalla Magiste Real Estate Property spa nei confronti dell'Agenzia delle entrate, in attesa di rimborso in quanto oggetto di contenzioso in Cassazione.

 Infatti, la sentenza di secondo grado, favorevole alla società ricorrente, è stata impugnata dall'Agenzia delle entrate che sostiene l'indetraibilità dell'Iva, perché relativa ad una illecita compravendita immobiliare effettuata tra due società entrambi riconducibili a Stefano Ricucci. Nell'analizzare la sentenza favorevole a Ricucci, i finanzieri hanno scoperto che era l'esatto copia e incolla della memoria presentata dai legali dell'immobiliarista, riproducendone contenuti ed errori di battitura.

"Particolarmente significativo – scrivono gli inquirenti – è il fatto che l'accordo per l'acquisizione del credito fiscale sia intervenuto nel febbraio 2015, epoca compresa tra la data della camera di consiglio  (dicembre 2014) e la data del deposito della sentenza (aprile 2015), quando la decisione era di fatto già stata assunta ma non conoscibile alle parti in causa".

Le anomalie riscontrate dagli inquirenti hanno permesso di "confermare l'interesse di Stefano Ricucci – sostengono gli investigatori – a rientrare in possesso degli asset immobiliari e dei crediti nell'ambito dalla procedura fallimentare; acquisire elementi che confermano una conoscenza diretta tra Stefano Ricucci e Nicola Russo, giudice relatore della sentenza di secondo grado che ha annullato la pretesa fiscale dell'Erario; rilevare contatti telefonici, nel periodo compreso tra la data della decisione e quello dell'emanazione della sentenza, tra Nicola Russo e Liberato Lo Conte, soggetto riferibile all'immobiliarista; accertare la presenza di fatture per operazioni inesistenti tra la Lekythos srl, amministrata da Stefano Ricucci, e la Pdc Consulting srl, riconducibile a Mirko Coppola e formalmente amministrata da un suo prestanome, Luciano Colavecchi.

 
 

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