Un lungo percorso fatto di alti e bassi, grandi passi avanti e nodi ancora irrisolti

Dal 13 marzo del 2013 a oggi, la Chiesa non ha mai corso così tanto, non si è mai rinnovata tanto, non si è mai messa tanto in discussione. Tra alti e bassi, il Papa arrivato dalla "fine del mondo" ha letteralmente capovolto la piramide ecclesiastica, parlando non alle periferie, ma dalle periferie.

Francesco ha condotto la nave della chiesa attraverso la  tempesta, prendendo qualche brutto colpo ma non sottraendosi mai alla guida. Il primo punto del suo Pontificato li racchiude tutti: riformare la Curia romana. Per questo all'inizio Bergoglio ha creato un Consiglio di 8 cardinali (ai quali poi si è aggiunto il Segretario di Stato, Pietro Parolin) per farsi aiutare in questo compito delicato ed elefantiaco allo stesso tempo. Con gli anni, il C9 si è ridotto a un C6 e alcuni dei suoi  membri sono stati coinvolti nel grande scandalo della pedofilia.

Il cardinale George Pell è stato condannato in primo grado a Melbourne per molestie su minori. Non fa più parte del C9 dal 13 dicembre del 2018 e non è più prefetto dell'Economia in Vaticano dalla fine di febbraio scorso.  L'altro componente del C9 a essere stato costretto alle dimissioni è Errazuriz, ex arcivescovo di Santiago del Cile, finito al centro delle polemiche per insabbiamento dei casi di abusi sessuali nella Chiesa cilena. Senza dubbio, il dramma delle molestie dei religiosi nei confronti dei minori è stato uno dei problemi più complessi da gestire per Bergoglio. Dal 21 al 24 febbraio, il Papa ha chiamato a raccolta a Roma tutti i capi delle conferenze episcopali del mondo per affrontare la questione.
Ma sarebbe ingeneroso ridurre il Pontificato di Francesco alle polemiche sugli abusi.

MIGRANTI – Sin dall'inizio, uno dei temi più cari al Papa argentino figlio di emigrati italiani è il dramma dei migranti. Simbolica è stata la scelta della meta per il suo primo viaggio, a pochi mesi dall'elezione al soglio di Pietro: Lampedusa, la porta d'accesso all'Europa dall'Africa. In quell'occasione squarciò il silenzio su tutte le vite inghiottite dal Mediterraneo nell'indifferenza generale. Indimenticato resta il viaggio, il 16 aprile del 2016, sull'isola di Lesbo, in Grecia, a pochi chilometri dalle coste turche, sede di uno dei più grandi centri profughi d'Europa. Da Lesbo tornò a Roma con 12 rifugiati siriani nell'aereo.

GIUBILEO – L'attenzione di Francesco agli "ultimi" divenne ancora più concreta con l'apertura anticipata del Giubileo della Misericordia nel cuore ferito dell'Africa, a Bangui, terra dimenticata, bagnata dal sangue dei massacri interconfessionali. L'immagine del Papa vestito con la talare viola, nell'atto di aprire la modesta porta di legno della cattedrale africana, è uno dei simboli del suo Pontificato.

VESCOVI – Una parte della riforma di Francesco passa per le nomine del collegio dei vescovi. In pieno scandalo Vatileaks 2, con la curia romana ancora sulle prime pagine dei giornali, il Papa chiese all'episcopato italiano di cambiare marcia: "Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade – disse nel discorso alla Cei, riunita per il quinto convegno episcopale a Firenze -, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze". Iniziò a nominare alla guida delle diocesi i preti di strada: Matteo Zuppi a Bologna e Corrado Lorefice a Palermo aprirono la strada a una piccola rivoluzione.

CARDINALI – Anche il collegio cardinalizio ha rinnovato la pelle seguendo il filo rosso di Bergoglio: pochi 'principi' e tanti 'pastori', poca Europa e molto Mondo. Nei Concistori, si avverte un incoraggiamento alle zone del mondo più difficili per i cattolici, regioni in cui i cristiani vengono perseguitati, sono in minoranza o mai rappresentati da un cardinale. Tra gli elettori spiccano il patriarca iracheno Louis Sako e monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria. Ma viene anche rappresentata la Repubblica Centrafricana, il Bangladesh, l'Isola Mauritius, la Papua Nuova Guinea e il Madagascar. Tra i non elettori notevoli voluti da Bergoglio c'è don Ernest Simoni, sacerdote albanese sopravvissuto alle persecuzioni dalla dittatura comunista.

ECOLOGIA – Francesco è anche il Papa dell'ecologia e della lotta al cambiamento climatico. A giugno del 2015 ha pubblicato la 'Laudato si'', la prima Enciclica 'verde' della Chiesa, in cui il Papa richiama il mondo alla cura del Creato, perché le conseguenze più pesanti del deterioramento ambientale ricadono sui più deboli della Terra. Legato al tema, ottobre del 2019 sarà il mese del Sinodo sull'Amazzonia, il Polmone della Terra depredato dalla violenza dell'uomo.

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