Roma, 9 apr. (LaPresse) – La Corte di Cassazione civile a Sezioni Unite, con la sentenza 8 aprile del 2025 ha confermato che il figlio o la figlia di due donne, “ha diritto di ottenere una carta d’identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare”. Lo hanno stabilito i magistrati della Suprema Corte con il dispositivo, di 11 pagine, con il quale è stato di fatto bocciato il ricorso presentato dal Viminale contro la sentenza della Corte d’Appello di Roma, contro il Comune di Roma e contro due donne che dopo la decisione del ministero dell’Interni di cancellare la parola genitori e di apporre la specifica ‘padre’ e ‘madre’,(disposta dal cosiddetto decreto ‘Salvini’ del 31 maggio 2019 che li inserì al posto della parola genitori- ndr) avevano proposto il ricorso, prima in corte d’Appello e poi in Cassazione.

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