Roma, 17 ott. (LaPresse) – Ventisei anni per Alinno Chima e 22 anni per Mamadou Gara: sono le condanne rese definitive oggi dalla Corte di Cassazione, che erano state inflitte dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma nell’ambito del processo di appello bis per la morte di Desirée Mariottini, la ragazza di 16 anni di Cisterna di Latina trovata morta in una baracca in via dei Lucani nel quartiere di San Lorenzo a Roma. In quattro erano accusati di averla stuprata e uccisa con una dose di eroina killer. Il 20 giugno 2021 erano stati condannati all’ergastolo Mamadou Gara e Yussef Salia, mentre 27 anni e 24 anni e sei mesi erano stati inflitti a Alinno Chinna e Brian Minthe. Salia e Minthe erano stati condannati in via definitiva a18 anni il primo e all’ergastolo il secondo. Con la sentenza di oggi, pronunciata dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha rigettato i ricorsi di Gara e Chima, le condanne sono tutte definitive. Lo scorso 29 maggio, la corte d’Assise d’Appello di Roma aveva annullato l’ergastolo nei confronti di Gara, derubricando l’accusa di omicidio con quella di morte come conseguenza di altro reato”. I reati contestati per gli imputati variavano da dall’ omicidio, alla violenza sessuale, morte come conseguenza di altro reato e somministrazione di sostanze stupefacenti. Secondo i giudici del primo grado, gli imputati “a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un’assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l’intervento di un’ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza”.
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