Roma, 14 ago. (LaPresse) – “Scriverò al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al quale chiederò chiarimenti sul fatto che l’assassino di Michelle, si era connesso su internet dal carcere minorile di Treviso, durante la lezione d’informatica e con un profilo falso spiava le amiche di mio figlia. La vicenda è stata anche ammessa in forma anonima da un agente della polizia penitenziaria che ha rilasciato un intervista sulla grave situazione in cui versa il carcere minorile di Treviso”. Così all’agenzia LaPresse, Gianluca Causo, il padre della 17enne uccisa nel quartiere di Primavalle a Roma, il 28 giugno del 2023, da un coetaneo di origini cingalesi, che poi si è disfatto del cadavere abbandonandolo davanti alcuni cassonetti per i rifiuti. ” Eravamo stati rassicurati – spiega a LaPresse, l’avvocato Antonio Nebuloso, legale di parte civile della famiglia della giovane vittima, insieme alla collega Claudia Di Brigiga – che il detenuto accusato dell’omicidio di Michelle Causo già condannato a 20 anni di carcere in primo grado dal tribunale per i minorenni di Roma, abbia potuto connettersi ad internet dal carcere. La circostanza era stata smentita dall’amministrazione penitenziari, ma alla luce della dichiarazione dell’agente della penitenziaria ci riserveremo di decidere eventuali azioni”.

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